Michele Mengoli, http://www.mengoli.it/index.php?option=com_content&view=article&id=284:il-granducato-del-lussemburgo-e-il-marchese-del-grillo&catid=3:newsflash&Itemid=18, 10 novembre 2014
Questa storia a me fa venire in mente “Il marchese del Grillo”, un film del 1981 diretto da Mario Monicelli e interpretato da Alberto Sordi
Questa storia a me fa venire in mente “Il marchese del Grillo”, un film del 1981 diretto da Mario Monicelli e interpretato da Alberto Sordi. In particolare una scena di questo film. Mi spiego, partendo dalla cronaca dell’attualità. Una multinazionale vuole sapere quanto paga di tasse se apre una società nel Granducato del Lussemburgo allo scopo di ottimizzare i profitti realizzati in altri Paesi. Per farlo chiede la consulenza alle solite big del settore – PriwaterhouseCoopers, Kpmg, Ernst & Young e Deloitte – che poi vanno dal fisco lussemburghese e fanno una proposta di tassazione ad hoc. Se il fisco accetta, l’accordo (segreto o confidenziale, chiamatelo come preferite) diventa un Tax Ruling. L’inchiesta giornalistica denominata “LuxLeaks” ha individuato 548 accordi e 340 multinazionali coinvolte. Con il dettaglio, non marginale, che Jean-Claude Juncker, il neo-presidente della Commissione Europea, è stato per un sacco di tempo il principale artefice del sistema fiscale del Granducato. Si tratta di una roba che ha fatto incazzare parecchia gente e che Giorgio Dell’Arti ha ben sintetizzato sulla Gazzetta dell’8 novembre: “Siamo di fronte a uno scandalo più grosso di Mani Pulite: l’uomo che è stato messo a capo della Commissione europea ha passato gli ultimi 18 anni a trescare con le grandi aziende di tutto il mondo per fargli pagare meno tasse. E proprio costui, adesso, dovrebbe guidare la crociata contro l’evasione generalizzata che si verifica in Continente e che vale 1.400 miliardi di euro rubati. Lo scandalo rischia di dare un colpo formidabile alla fiducia dei popoli nell’Europa, già scossa dall’evidente vantaggio che certi Paesi (Germania, Finlandia, Olanda, Lussemburgo) hanno tratto dall’Unione a discapito di tutti gli altri.” Proviamo a sentire cosa ne pensa Alberto Forchielli, che in Lussemburgo ci ha abitato e che come Dell’Arti ha pochi peli sulla lingua. Alberto, siamo di fronte a uno scandalo epocale? “Fare paradisi fiscali in Lussemburgo, il centro nevralgico della EU, è come bestemmiare sotto la Cupola di San Pietro, ma Junker è peggio di un pentito, perché prima concede vantaggi fiscali irregolari e poi predica trasparenza ed etica finanziaria.” Tecnicamente come la vedi questa vicenda? “Il quadro è chiaro. Lussemburgo è sempre stata una piazza piuttosto pulita ma a bassa fiscalità. Ed essere dentro la UE l’ha aiutata. Come peraltro ha aiutato l’Irlanda che si è mossa in modo analogo. Innanzitutto va visto in che misura questi contratti segreti hanno violato la legge europea ma in ogni caso fanno incazzare, soprattutto di fronte alle diseguaglianza e alle iniquità fiscali di questi tempi. Con un però, anche se non giustifica tali accordi segreti.” Quale? “Lussemburgo ha due grandi vantaggi e li utilizza al meglio. È un Paese piccolo e con basso debito. La sua dimensione ristretta e l’elasticità delle istituzioni consente al governo un approccio amichevole e la capacità di rispondere legittimamente e alla luce del sole alle domande, altrettanto legittime, delle aziende che chiedono se è corretta l’impostazione fiscale adottata. In secondo luogo il debito pubblico basso consente di far pagare poche tasse…” Vuoi dire che siamo agli antipodi dell’Italia? “Esatto. L’Italia è un Paese estremamente punitivo, che addirittura respinge gli stranieri intenzionati a investire da noi con una burocrazia folle e multe incomprensibili all’estero. Per non parlare delle ‘stecche’ che spesso bisogna pagare per ottenere appalti o permessi. Inoltre ha tasse altissime perché dobbiamo pagare il debito pubblico e le inefficienze della pubblica amministrazione e il nostro fisco ha un atteggiamento talvolta persecutorio nei confronti delle imprese italiane.” E come la mettiamo con l’evasione scoperta dall’inchiesta “LuxLeaks”? “Che è uno dei grandi problemi dei nostri giorni. La vera evasione fiscale non è quella delle partite iva. I colossi di internet e le grandi multinazionali in genere hanno smesso di pagare le tasse. È questo il paradosso della globalizzazione. In un mondo globale la tassazione deve essere globale, altrimenti l’evasione è incontrollabile.” Non è utopico? “Purtroppo temo di sì.” Allora nel film a un certo punto c’è il Marchese del Grillo che si rivolge ai popolani e gli dice queste parole: “Mi dispiace, ma io so’ io e voi non siete un cazzo.” Profetiche. Globali. Eterne.