Guido Olimpio, Corriere della Sera 08/11/2014, 8 novembre 2014
OBAMA RADDOPPIA I SOLDATI IN IRAQ E ASSICURA: «NON COMBATTERANNO» MA CONTRO I JIHADISTI DELL’ISIS I SOLI RAID AEREI NON BASTANO PIÙ
Poche dozzine di consiglieri, poi centinaia, infine migliaia di soldati. In Vietnam era andata così. E ora la storia si ripete in Iraq, con la differenza che per gli Usa è un ritorno. La Casa Bianca ha annunciato l’invio di altri 1.500 militari che raddoppiano il contingente già presente nel Paese. La decisione era attesa. L’esercito iracheno ha disperato bisogno di aiuto per fronteggiare i militanti dell’Isis e l’assistenza degli americani è indispensabile.
In base al nuovo piano il Pentagono non solo aumenta il numero delle truppe ma ne cambia lo schieramento. Fino ad oggi i soldati Usa hanno agito in due comandi, uno a Bagdad e l’altro a Erbil, in Kurdistan. Ora i generali prevedono la creazione di altri centri, uno nell’Anbar e l’altro nella zona di Taij. I consiglieri verranno poi sparpagliati in basi dove seguiranno il training di 12 brigate locali, 9 irachene e 3 di peshmerga curdi. È evidente il tentativo statunitense di agire nelle regioni dove è più forte l’attività dei militanti sunniti agli ordini del Califfo.
Il Centcom, lo snodo strategico che guida le operazioni, ha in programma una grande offensiva che potrebbe scattare in primavera con l’obiettivo di sloggiare i jihadisti da alcune città chiave. Infatti da alcune settimane si è trasferito nella capitale irachena il quartier generale della prima divisione di fanteria, la Big Red One. La sua missione è studiare i piani. In teoria le truppe americane non avranno un ruolo combattente, come il presidente Obama ha sempre escluso. Però, in base al nuovo spiegamento, saranno davvero vicine al fronte operativo. E dunque il rischio che possano essere coinvolte negli scontri è alto. Anche perché i mujahidin potrebbero attaccare le installazioni dove sono schierate le unità statunitensi.
Di recente, gli Usa hanno fatto intervenire gli elicotteri Apache per proteggere l’aeroporto di Bagdad, un’azione in parallelo ai raid iniziati in estate. Ma era evidente che la sola arma aerea non poteva bastare contro l’Isis. E aggiungevano: alla fine saremmo costretti a impiegare la fanteria. Ci siamo molto vicini.