Luciano Mondellini, MilanoFinanza 8/11/2014, 8 novembre 2014
L’AUTUNNO DI MORATTI
Non sono settimane semplici per Massimo Moratti. Il petroliere milanese sta vivendo un momento di transizione non facile su entrambi i versanti che ne hanno segnato la vita imprenditoriale, ovvero la società petrolifera di famiglia, la Saras, e l’Inter, il club calcistico di cui è innamorato da sempre e di cui è stato la bandiera sino a un anno fa, quando in questi giorni di novembre, ne ha ceduto la maggioranza a Erick Thohir e ai suoi soci.
La questione che ha suscitato più clamore è quella riguardante la società nerazzurra. La pubblicazione del bilancio 2013/14 (l’ultimo in cui Moratti ha avuto impatto con la campagna acquisti 2013) ha messo in evidenza un rosso complessivo di 103 milioni e il nuovo ceo, Michael Bolingbroke, ha apertamente accusato il management precedente per la pesante situazione finanziaria. «Non ricadremo negli errori del passato», ha spiegato Bolingbroke stappando la bottiglia delle polemiche.
All’esterno, in quanto con la chiusura dell’ultimo bilancio, l’Inter ha cumulato un rosso di 400 milioni dal 2009/10 in poi, sforando nettamente in parametri del Fair Play finanziario imposto dall’Uefa. Di qui la convocazione dei vertici del club presso l’organo di controllo finanziario dell’Uefa a Nyon di venerdì 7 novembre. Thohir e Bolingbroke hanno presentato il piano di risanamento che prevede già un taglio delle perdite a 55 milioni nel 2014/15 ma che soprattutto si basa su un piano quinquennale di crescita dei ricavi provenienti soprattutto dai mercati orientali. Ora tra dicembre e marzo la Uefa dovrà decidere se sanzionare l’Inter oppure no. Le pene potrebbero prevedere la riduzione di uno o due giocatori nella rosa dei giocatori disponibili per le coppe ma non sono escluse neppure decurtazioni del budget da spendere in sede di calciomercato nel 2015.
All’interno del club, invece, la frase di Bolingbroke ha provocato una vera rivoluzioni. Moratti, che ha ancora il 29,5% dell’Inter, si è sentito chiamato in causa direttamente e in un solo colpo ha deciso di dimettersi dalla carica di presidente onorario e di far decadere i tre membri del cda di sua nomina, ovvero il figlio Angelomario, il suo ministro delle finanze Rinaldo Ghelfi e Alberto Manzonetto, banker di Four Partners, ovvero la boutique finanziaria che da anni cura molti dei suoi interessi personali. Di qui la necessità di una nuova assemblea dei soci (in prima convocazione il 21 novembre e in seconda il 24 novembre) per nominare il nuovo cda. Le indiscrezioni riportano che Moratti vorrebbe nominare figure di alto livello del mondo finanziario e legale oltre che di sua provata fiducia. In questo quadro, secondo quanto risulta a Milano Finanza dalle indiscrezioni che circolano negli ambienti finanziari, in pole position ci sarebbe Roberto Casati, avvocato dello studio legale Cleary Gottlieb Steen & Hamilton, legato alle questioni di casa Moratti. Non è escluso inoltre che Manzonetto possa venire confermato nel ruolo insieme a altri banker di Four Partners, come Guido Tugnoli o Simone Rondelli
L’Inter, tuttavia, non rappresenta l’unico grattacapo per Moratti. Il momento non è infatti semplicissimo nemmeno per la Saras, la società di raffinazione che controlla con il fratello maggiore Gian Marco. I due eredi di Angelo Moratti hanno complessivamente il 50,02% di Saras suddiviso pariteticamente tra le accomandite dei due rami della famiglia. Il terzo socio è il colosso russo Rosneft che nel 2013 ha acquistato il 21% della società. L’idea iniziale di questa operazione con i russi implicava che l’ingresso di Rosneft sarebbe stata l’anticamera di operazioni successive tra le due società. La prima riguardava la creazione di una joint venture tra Saras e Rosneft per la commercializzazione di greggio nonché di prodotti frutto della raffinazione. Il progetto, tuttavia, non si è ancora concretizzato, nonostante continuino le valutazione tra le parti. La formalizzazione è infatti legata all’acquisto di Rosneft di una divisione di trading di commodity di Morgan Stanley, un’operazione delicata viste le relazioni odierne tra Russia e Stati Uniti.
Non solo, ma cosa più importante, nell’accordo tra Saras e Rosneft c’era una sorta di intesa secondo la quale la società russa sarebbe salita ulteriormente nel capitale di quella italiana, si diceva sino al 40%. Un’operazione che sarebbe vista con notevole favore dai Moratti, i quali si rendono conto che Saras ha bisogno di spalle sempre più grosse per poter sopravvivere in uno scenario diventato sempre più competitivo a livello internazionale. Ma anche questa operazione sembra vivere una fase di stallo, visto il complicato scenario dei rapporti con la Russia.
In questo quadro, giovedì 13 novembre Saras renderà noti i conti della terza trimestrale. Un rendiconto che gli osservatori, in seguito ai miglioramenti dei margini di raffinazione che hanno caratterizzato il settore nell’ultimi trimestre, si attendono leggermente migliore nei confronti della semestrale al 30 giugno 2014. Sei mesi in cui Saras aveva accusato un calo 71% dell’ebitda a 15,6 milioni e un peggioramento del rosso del 38% a 79 milioni nei confronti dello stesso periodo 2013
Luciano Mondellini, MilanoFinanza 8/11/2014