MilanoFinanza 8/11/2014, 8 novembre 2014
ECCO MONSIEUR RULING. IN 22 ANNI HA FATTO LA FORTUNA DEL LUSSEMBURGO
Al primo piano di un edificio color ruggine vicino alla stazione centrale, Marius Kohl ha trascorso anni a progettare i prodotti più pregiati del Lussemburgo: gli sgravi fiscali. Da responsabile di un’agenzia federale, Société 6, Kohl ha approvato migliaia di intese fiscali con le multinazionali, aiutandole a risparmiare miliardi. La funzione ufficiale di Société 6 è calcolare ogni anno le imposte a carico di circa 50 mila holding registrate in Lussemburgo, di cui la maggior parte fa capo a un gruppo estero. Ma le autorità internazionali ritengono che l’ente abbia agito piuttosto da promotore di regimi fiscali agevolati, che hanno permesso alle multinazionali di risparmiare ciò che gli organi di vigilanza ritengono l’onere fiscale equo per queste società.
Noto negli ambienti finanziari come «Monsieur Ruling», soltanto Kohl, in pensione dallo scorso anno, aveva in Société 6 l’autorità di dire sì o no agli accordi fiscali. Durante il suo mandato, le società estere si sono riversate nel piccolo Paese attratte dalla rapidità e facilità dell’iter di approvazione. «Potevo dire sì o no» ricorda Kohl, barbuto 61enne con la coda di cavallo, in una recente intervista che ha definito essere la prima. «A volte è più facile se si parla con una persona sola». In Lussemburgo le società estere possono ridurre le tasse dal 29% fin quasi a zero. Spesso, non si pagano imposte su royalty, dividendi, interessi, proventi di liquidazioni o plusvalenze. Negli anni nessun Paese europeo è stato aggressivo come il Lussemburgo nell’offrire agevolazioni fiscali e tutela della riservatezza per attrarre aziende dall’estero. «La specialità del Lussemburgo è aiutare le società a eludere le tasse nei Paesi in cui hanno prodotto reddito» dichiara Pascal Saint-Amans, dirigente dell’Ocse. Secondo Kymberly A. Clausing, professore di economia al Reed College dell’Oregon, l’effettiva aliquota fiscale sul reddito delle filiali lussemburghesi dei gruppi Usa negli ultimi anni è stata lo 0,4%. In patria su questi profitti pagherebbero il 35%. Ci sono, è vero, altri Paesi che offrono regimi fiscali allettanti, ma ciò che distingue il Lussemburgo, facendone un riferimento, è l’affidabilità. «C’è stabilità normativa» commenta Philippe Neefs, senior partner di Kpmg in Lussemburgo. «La legge è molto chiara. E se non dovesse esserlo, la linea con i ministri è aperta». Nei 22 anni di Kohl in Société 6 un altro vantaggio era che in molti casi le società potevano ottenere un assenso informale da lui prima che la domanda fosse esaminata. Nella maggior parte dei Paesi europei un regime fiscale particolare richiede molto tempo. In Lussemburgo spesso richiede una riunione. Di solito Kohl accoglieva rappresentanti della società e consulenti fiscali in un ampio ufficio ad angolo. L’arredo era sobrio eccetto un calendario Pirelli, segno della gratitudine del gruppo di pneumatici per l’aiuto ricevuto, racconta Kohl. I calendari, in edizione limitata, sono status symbol, inviati a ristretti gruppi di celebrità e dirigenti d’azienda. Kohl spesso esaminava nello stesso giorno diversi dossier. «Lo incontravamo una volta al mese e se una proposta andava bene si faceva l’accordo subito» racconta Marc Schmitz, dell’ufficio lussemburghese di Ernst & Young. Inoltre Kohl era famoso per non tornare sulle decisioni. Con migliaia di fascicoli e uno staff di 50 persone, Kohl lavorava dalla prima mattina alle nove di sera. Nella casa di Eschsur-Alzette, dove è nato e dove si produce acciaio, racconta che nessuno dei suoi superiori al ministero delle Finanze, compreso Juncker, ministro per 20 anni, ha criticato il suo operato a Société 6. «Mai avuto pressioni dall’alto» precisa. «Mai problemi con Juncker». Tra i consulenti fiscali di Lussemburgo, Kohl è un eroe nazionale. «Merita una medaglia» si sbilancia Alain Steichen, avvocato fiscalista. Le strutture da lui approvate generano fino all’80% del gettito fiscale, 1,5 miliardi di euro, del Lussemburgo. Riferisce Steichen, che conosce Kohl da decenni: «era sempre attento a seguire la legge, ma se poteva prendere l’interpretazione più business-friendly, lo faceva». Gli ispettori dell’Ue sospettano che alcuni degli accordi violassero le norme sugli aiuti di Stato. Le indagini della Commissione sui pareri fiscali su Fiat e Amazon riguardano la possibilità che le filiali in Lussemburgo addebitassero l’uso della proprietà intellettuale ad altre sedi all’estero. Interrogato su come stabilisse se l’informazione sui prezzi di trasferimento delle società fosse accurata, Kohl si è leccato il pollice e l’ha levato in aria. «Non c’era modo di verificarlo».
MilanoFinanza 8/11/2014