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 2014  novembre 08 Sabato calendario

POLIZIOTTI SUICIDI: 43 QUEST’ANNO

da Parigi
Uno alla settimana. Sono già 43 i poliziotti francesi che si sono suicidati quest’anno. Un bilancio che aumenta di anno in anno. Alcuni si tolgono la vita in divisa e lasciano lettere per collegare questo gesto disperato alle condizioni di lavoro. Per loro, dev’esser chiaro che le responsabilità stanno in alto.
Nel nome del solito «tirare la cinghia», la ristrutturazione è stata pesante in questi anni. Certi commissariati funzionano con effettivi minimi. Alcuni uffici sono stati chiusi, altri accorpati tra loro. Lo sforzo degli agenti di polizia e di tutti i dipendenti del ministero dell’interno sarebbe più accettabile in un contesto psicologico diverso. «Invece noi troviamo spesso incomprensione e anche ostilità tra la gente e questo è difficile da accettare», dicono gli ospiti del centro di assistenza psicologica creato dal ministero vicino a Tours, lungo il corso della Loira.
Una vecchia dimora nel verde di una campagna tra le più belle di Francia. L’ideale per cercare il cammino che conduce oltre la siepe della depressione. Intervistata dalla tv francese, Paola Ferrera, una giovane agente della polizia transalpina, spiega quanto sia difficile lavorare per il bene dei cittadini, subendo l’incomprensione dei cittadini stessi. Ci sono quartieri della banlieue parigina in cui i muri sono pieni di scritte inneggianti alla violenza contro la polizia. Questo è l’ambiente. Ma la novità è che una parte della gente è diventata ostile anche in quartieri in cui prima non lo era affatto. Come se le conseguenze ultime della crisi economica si riflettessero in ogni aspetto della vita quotidiana.
La Place Beauvau, dove si trova a Parigi il ministero dell’interno (e come i francesi chiamano abitualmente questa istituzione), ha deciso di creare il centro di sostegno nelle campagne di Tours, proprio sull’onda di una tensione che diventa difficile da gestire quando si aggiunge ai problemi della vita di famiglia. Divorzio, più stress al lavoro, più ostilità da parte degli abitanti di un quartiere: la somma può essere la voglia di azzerare se stessi. Alcuni agenti di polizia si tolgono la vita con l’arma di servizio, quasi volessero lanciare un ultimo allarme, dimostrando che è stato proprio il lavoro a condurli a una scelta tanto drammatica.
Le cronache e le polemiche di questi ultimi giorni non fanno che aumentare la tensione dei «flic», che dipendono dal ministero dell’interno, e dei gendarmi, che dipendono da quello della difesa. Un giovane ecologista è morto l’ultimo weekend d’ottobre durante una serie di scontri con i gendarmi, nella zona di Albi, nella Francia sud-occidentale, dove le autorità locali vogliono realizzare un bacino artificiale, mentre i Verdi si oppongono con tutti i mezzi. Le forze dell’ordine sono state attaccate con proiettili di varia natura, comprese le bottiglie piene di acido. Una «granata offensiva», sparata contro i manifestanti, ha ucciso il giovane Rémi Fraisse, che era là per esprimere il suo no alla diga senza nutrire intenzioni violente. In tutta la Francia (parlamento compreso) l’emozione per la morte di Rémi continua a essere enorme. I Verdi hanno chiesto le dimissioni del ministro dell’interno, in quanto responsabile del mantenimento dell’ordine pubblico.
«Rischiare la vita facendo il proprio lavoro e prendere in cambio insulti, disagi e uno stipendio da fame: comincia a essere davvero troppo!», è il discorso che serpeggia tra i poliziotti francesi. Un discorso pericoloso, anche se capita che le vittime siano le stesse persone che lo fanno. La cifra di un suicidio alla settimana si aggiunge a quelle dei morti e dei feriti sul lavoro. Un bilancio da far tremare la Place Beauvau.
Alberto Toscano, ItaliaOggi 8/11/2014