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 2014  novembre 08 Sabato calendario

PERISCOPIO

Se alla fine Renzi si allea con Grillo e scarica Berlusconi, Bersani che fa, si suicida? Jena. la Stampa.

Che in Brianza sprechino anche solo un uovo per Renzi, e lo dico perché li conosco, vuol dire che non c’è la crisi. Maurizio Crippa. Il Foglio.

Il caso di Salvini è il classico di chi predica male e razzola bene. Pietrangelo Buttafuoco. la Stampa.

Renzi a pranzo con Berlusconi. A questo punto può tentare con la palpatina. Spinoza. Il Fatto.

La manovra del governo Renzi non è né buona né cattiva, è semplicemente debole, molto debole. Luca Ricolfi. la Stampa.

Sono stato educato a parlare con tutti e anche a cambiare idea, se mi convincono. Oscar Farinetti, fondatore di Eataly. La Stampa.

Sono rimasto l’ultimo col cerino in mano. Gli altri si sono tutti defilati, chi patteggiando, chi trasferendosi all’estero. Emilio Fede, ex direttore del Tg4. Libero.

Un altro pedone è rimasto ucciso a Gerusalemme est, e almeno 13 risultano i feriti, per via di un’altra automobile impazzita. I due guidatori erano tutti e due di Hamas. Sarà un caso, non sarà un caso, questo non ci deve importare. Hamas ha applaudito e, per la verità, ha applaudito, ma nemmeno questo ci deve importare. Lasciamo perdere la politica. Teniamo da parte la propaganda. In quanto europei, però, restiamo basiti di fronte al fatto che la signora Mogherini non abbia ancora sollecitato un finanziamento per migliorare le scuole guida palestinesi. Andrea’s Version. Il Foglio.

S’è accesa una folle polemica su Stefano Folli, il riportino più elaborato del notismo politico, che i birdwatcher paragonano al nido di cinciallegra, e sul suo trasloco dal Sole-24 ore a Repubblica. E non per le malelingue che parlano di un atto di gratitudine di Ezio Mauro all’uomo che portò il Corriere, da direttore, al minimo storico (altrimenti Riotta, dopo la catastrofica direzione del Sole 24 Ore, ora dovrebbe dirigere ItaliaOggi). Marco Travaglio. il Fatto.

Dobbiamo trasformare la rete e il web da strumento di stalking a strumento di partecipazione. Piero Fassino. Corsera.

Affermano i farisei della sinistra: non bisogna buttare il bambino con l’acqua sporca. Dove l’acqua sporca sono i sistemi oppressivi nati e morti nel Novecento, e il bambino sono le istanze di giustizia e di rinnovamento sociale. Che equivale a dire che, con una spruzzata di democrazia, si può continuare a immaginare una società «altra», governata da diverse leggi economiche e morali. Claudio Velardi, L’anno che doveva cambiare l’Italia. Mondadori.

Davvero bella questa immagine coniata da Renzi di una Camusso che cerca di infilare un gettone nell’iPhone e di un Fassina allo zoo che, essendo anch’egli impegnato nella stessa operazione, infine si arrende e chiede al nipotino come funziona quell’aggeggio. Mi ricorda gli slogan lanciati da Forza Italia agli inizi, quando si cercava di far capire che la rivoluzione liberale era incompatibile con i vecchi assetti istituzionali e economici su cui l’Italia continuava ad avvitarsi e inabissarsi. Oggi, Forza Italia non c’è più, perché tutte le sue parole d’ordine se l’è prese Renzi. Per questo, sarebbe piaciuto anche a me essere alla Leopolda: per ricordare a Renzi le nostre esperienze, per arricchire il suo vocabolario di nuovi concetti (cioè i nostri di allora) e per metterlo in guardia dai rischi. Non c’è dubbio che, visto con i nostri occhi, a quel tempo luccicanti, oggi lacrimosi, Renzi meriti un applauso, e si deve rendere merito al senatore Sandro Bondi che lo disse pubblicamente per primo: «Votate Renzi». Marcello Pera, ex presidente del senato. Libero.

Inaspettatamente vinsi il concorso per insegnare ai licei. Andai a Sarzana. Era metà ottobre del 1940. A gennaio del 1941 venni richiamato per la guerra. Disperato e sgomento partii per l’Albania. Non volevo morire. Non volevo combattere. E poi per chi: per il fascismo? No. Non volevo. Però è strano. Una notte ebbi una incredibile trasformazione. Sentii la felicità di essere al fronte. Durò solo tre giorni quello stato di euforia. Ripiombai nello sconforto. Vivevo l’incubo della guerra di posizione. Eravamo un cuneo umano circondato dai greci. Dormivamo di giorno e stavamo svegli la notte. Non ho visto morire nessuno. Solo, da lontano, una lunga linea di croci del cimitero. Trascorsero due mesi. Poi fui preda di una febbre insidiosa, il medico diagnosticò una pleurite. Dentro di me esultavo. Mi rimpatriarono. Tornai a insegnare a Sarzana. Arrivò l’8 settembre. Scappai da Sarzana. Mi nascosi a Firenze. Passai un anno strano. Perfino bello. Scrissi un lungo racconto: Azorin e Mirò. Cominciò così una nuova vita. Che divisi tra narrativa e giornalismo. Manlio Cancogni, romanziere, 98 anni. la Repubblica.

Mia madre, nel fondo della sua demenza, le resta l’imperativo base con cui si è sempre relazionata agli altri: non lasciarli andare via. Vorrebbe tutti intorno, me, mia sorella e la badante (che ormai confonde con mia sorella); ma adesso siamo noi che vogliamo estromettere lei dal suo spazio; diciamo pure da casa sua. Farle subire il trasloco definitivo, trasferirla in una di quelle che pudicamente la burocrazia comunale chiama «strutture»: in un ospizio, insomma. Anche se, come mia sorella non smette di ricordare con crescente senso di colpa, l’incubo peggiore di mamma è sempre stato di finire là («basta ch’a ’n mendèdi al ricovèr»). Le ipocrisie si intrecciano come rondini al tramonto. Walter Siti, Exit strategy. Rizzoli.

Egli non ambiva a dominare nessuno, né a farsi servire da nessuno. Luigi Santucci, Orfeo in paradiso. Mondadori.

Egisto vive in un piccolo appartamento del Pep, significa Piano per l’edilizia popolare. Le case del Pep sono la grande novità di Longiano. Si tratta di alti casermoni costruiti dal geometra-architetto a imitazione dei grattacieli di Manhattan, solo che il geometra in questione dice Niv York invece di New York, e le sue letture sono ferme a Diabolik e Il Montatore. Vivere in una cosa del Pep è una dichiarazione di fede nel Futuro. Maurizio Ferrini, L’ultimo comunista. Mondadori. 1992.

Basta scrivere lettere d’amore a donne per cui non provo nessuna attrazione, solo per compiacere il vicedirettore Maurizio Crippa, il quale è lui innamorato delle destinatarie delle citate lettere! Maurizio Milani. Il Foglio.

Dio ha dato all’uomo la parola e la donna se ne è impadronita. Roberto Gervaso. il Messaggero.

Paolo Siepi, ItaliaOggi 8/11/2014