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 2014  novembre 08 Sabato calendario

L’ORLANDO PLACATO: PAROLE, BLAZER E NOIA D’ORDINANZA

Il Guardasigilli Andrea Orlando, lì ospite istituzionale da Lilli Gru-ber a Otto e mezzo, su La7, intanto che lo guardi nel suo blazer da “Gazzetta Ufficiale”, dà la misura, sebbene remixata, della cosiddetta antica “forza dei nervi distesi”, la stessa che veniva attribuita al divo dei telefoni bianchi e anche oltre quelli, Massimo Girotti in una vecchia pubblicità.
In entrambi i casi, c’è il serio sospetto, appare la palpabile inquietudine che si tratti di una recita a soggetto, la bevanda rilassante così come la legittimazione di un governo, che è poi, stringi stringi, una sorta di monocolore Renzi, un esecutivo di se stesso con il plauso silente di Silvio Berlusconi che ne contempla ogni singolo atto ora dall’astanteria ora dall’alcova e di pochi altri affezionati. Orlando, con quel suo nome che altrove suggerirebbe il clangore delle corazze e degli scudi dei paladini di Francia, lo ascolti mentre la conduttrice Gruber, insolitamente determinata, gli domanda se, per caso, c’è l’intenzione sia pure remota di modificare la legge che rende Berlusconi incandidabile, e lui, Orlando, tutt’altro che furioso, riesce a svicolare come neppure un pitone ricoperto di sciolina, di più, sembra mostrare la stessa compassatezza di quel personaggio del fumetto B.C. di Johnny Hart, proprio Il Serpente che “striscia innocuo portandosi addosso la disgrazia di essere già simbolo del peccato”.
Chissà se il ministro Andrea Orlando con quel suo carico da 11 ministeriale (ti credo dopo decenni di leggi ad personam cui perfino l’opposizione si è debolmente opposta!) nutre la sensazione personale d’essere appunto portatore di un carico che i suoi stessi colleghi di partito hanno contribuito a creare in tutta la sua immensità? Chissà insomma se mentre sta lì dalla Gruber gli tornano in mente concetti pregressi come Bicamerale o altre bizzarrie ancora di ciò che qualcuno assimilava “al sovversivismo delle classi dirigenti”?
E tuttavia, al di là di questi dettagli sostanziali, la presenza del guardasigilli in una pubblica occasione mediatica suggeriva considerazioni di ben altra natura, riferite magari alla categoria della discrezionalità, della noia sempre più evidente che giunge dal bla-bla istituzionale riferito alla categorie delle riforme, così come della legge elettorale.
Chissà se nel cuore del ministro Andrea Orlando, persona evidentemente mite e ragionevole, c’è uno spioncino attraverso il quale far passare le uniche parole adatte all’occasione, ossia la sensazione di una continua e prolungata “Agenzia Stefani” priva di quel tratto luciferino che era invece custodito dalle note ufficiali al tempo degli antichi gerarchi in orbace.
Nel caso dei blazer renziani la noia è davvero modello base, priva d’ogni suggestione letteraria, per farla breve: neppure una fiction sul potere al tempo del grigio uniforme sarebbe possibile trarre da una dichiarazione del nostro caro ministro.
@fulvioabbate
Fulvio Abbate, il Fatto Quotidiano 8/11/2014