Chiara Beria Di Argentine, La Stampa 8/11/2014, 8 novembre 2014
L’EX RUGBISTA CHE COMBATTE LE VETRINE VIRTUALI DEL FALSO
Un tempo c’erano le televendite di Wanna Marchi ora le vetrine virtuali.
«Premesso che la fantasia dei falsari non ha limiti (dagli orologi a oggetti cult di design fino al viagra) non riesco a capire perché i consumatori hanno una così sconsiderata fiducia nell’online. Devono sapere i rischi che corrono. Su Internet si trova di tutto ma, un conto è acquistare dai siti ufficiali delle aziende, altro è comprare random prodotti che vengono spacciati per nuovi (comunque è una truffa) e oggetti contraffatti, del tutto privi di ogni garanzia che sono di pessima qualità e, magari, non vengono neanche consegnati», denuncia Mario Peserico, presidente di Indicam, l’Istituto creato da Centromarca per la lotta alla contraffazione (aderiscono 150 aziende, enti, associazioni; molti dei celebri nomi del made in Italy).
Eletto nell’ottobre 2013 alla guida di Indicam Mario Peserico, 47 anni, amministratore delegato per l’Italia della svizzera Eberhard e presidente di Assorologi non è certo di quelli, per dirla alla Renzi, che mettono il gettone del telefono nell’iPhone. Piuttosto da ex giocatore di rugby non teme lo scontro anche con potenti lobby. «Già grazie a una legislazione che, a differenza di Germania e Francia, consente l’apertura la domenica dei centri commerciali stiamo perdendo la tradizionale vendita al dettaglio. E così la gente (è un mio giudizio personale) gira per gli outlet invece di farsi una sana passeggiata nel bosco! Non ho nulla contro il web ma se chiediamo delle norme per evitare che dilaghi un mercato senza regole non è lesa maestà». Un anno fa, proprio grazie a una segnalazione di Indicam e Assorologi, l’Autorità garante della concorrenza in collaborazione con la Guardia di Finanza ha oscurato 112 siti che commercializzavano orologi tarocchi appartenenti a una sola “rete contraffattiva” (1600 vetrine virtuali alcune in lingua italiana, giro d’affari di circa 65 milioni di euro).
Spiega Peserico: «Crediamo che il modo migliore per arginare questo fenomeno sia firmare dei protocolli con gli Internet service provider, ossia quelli che svolgono attività d’intermediazione. Non è possibile che si offra in vendita un orologio fatto in uno scantinato! Mi sembra che eBay stia già molto più attenta, devono aver avuto infinite grane. Speriamo, in particolare, di avere la collaborazione di Google Italia; abbiamo avuto un primo, interessante incontro con l’ad Fabio Vaccarono, uomo assai intelligente. Obiettivo? Basta imitare gli Usa: se un prodotto è stato segnalato come contraffatto Visa, America Express, Mastercard, Paypal etc non devono accettare il pagamento. Spero solo che non dovremo aspettare anni per proteggere meglio i consumatori e tutelare i prodotti delle nostre imprese».
Le contraffazioni sul web sono l’ultima faccia di una industria del falso sempre più globale, dalle enormi capacità finanziarie e sempre più nelle mani – come è stato rivelato da molte indagini – della criminalità organizzata. In Italia, secondo il Censis, il giro d’affari illegali è di 6,5 miliardi di euro l’anno. Un mondo sommerso che non rispetta alcuna regola, tantomeno i diritti anche minimi dei lavoratori e rappresenta una sfida mortale per le imprese che operano nel mercato legale. «Oltretutto 6,5 miliardi significano solo di Iva 1 miliardo e 300 milioni: se fossero recuperati si potrebbero mettere meno tasse sulle spalle dei cittadini! Gdf e Agenzia delle Dogane fanno il possibile ma, per vincere questa sfida, ci vuole più collaborazione tra istituzioni e imprese. Invece c’è molta cecità!», lamenta Mario Peserico.
E ancora. Mentre l’Agenzia delle entrate annuncia più tracciabilità nei pagamenti il presidente di Assorologi avverte: «La lotta all’evasione è giustissima ma non penalizzando le nostre aziende. L’introduzione fatta dal governo Monti del limite del contante a soli mille euro ha massacrato i distretti di Valenza, Vicenza e Arezzo. In compenso, il nero se ne va altrove. I lombardi comprano nel Canton Ticino, i friulani in Slovenia e i siciliani prendono l’aliscafo da Pozzallo e, in meno di 2 ore, sono a La Valletta. Per gli orologi Malta sta diventando un mercato importantissimo».
Chiara Beria Di Argentine, La Stampa 8/11/2014