Nicola Borzi, Plus24 – Il Sole 24 Ore 8/11/2014, 8 novembre 2014
ORA MARIO DRAGHI HA MILLE MILIARDI DA SPENDERE
Le prospettive macroeconomiche dell’Eurozona preoccupano: l’Ocse vede avvicinarsi lo spettro della deflazione, mentre gli ultimi dati sugli ordini industriali in Germania sono sotto le attese e la Commissione Ue rivede al ribasso le attese sul Pil. Non a caso l’indice Euro Stoxx dei 50 maggior titoli dell’Eurozona è quello che, in valuta locale, negli ultimi 12 mesi ha fatto peggio tra tutti i listini mondiali. Tutti fattori che hanno spinto la Bce, nell’ultima seduta del Direttivo di giovedì 6 novembre, giorno di chiusura di questo settimanale, ad annunciare all’unanimità che il proprio bilancio può tornare ai livelli di marzo 2012, quando l’istituto di Francoforte aveva in portafoglio asset per 3mila miliardi di euro. Mille miliardi in più di oggi. È questo il calibro del proiettile del bazooka in mano a Mario Draghi per rimettere in moto il credito e riportare l’inflazione verso la soglia "ottimale" del 2%. Una mossa, attesa dagli analisti a inizio 2015, che segue quella con cui nei giorni scorsi a Tokyo il Governatore Haruhiko Kuroda ha ampliato di 720 miliardi di dollari gli acquisti di asset per allargare la base monetaria.
Mentre la Federal Reserve stacca il piede dall’acceleratore del Quantitative easing in attesa di schiacciare il freno con il rialzo dei tassi (politica permettendo, dopo le elezioni di mid term), le altre due principali banche centrali mondiali, quella europea e quella giapponese, si muovono su prospettive diametralmente opposte. Una divergenza che porta gli analisti di Bank of America Merrill Lynch a "vedere" un ulteriore rafforzamento del dollaro, nel breve termine, sia sull’euro che sullo yen. Tutti gli esperti ritengono che le misure attuali (tassi reali negativi, Tltro e acquisto di asset backed securities e covered bond) non bastano né all’economia né a portare il bilancio Bce a 3mila miliardi. Serve, dunque, un nuovo tipo di intervento. Il consensus però non è uniforme sulle misure che Draghi attuerà per uscire dalla stagnazione. Gli analisti di BofA e Barclays credono che già a inizio 2015 l’Eurotower metterà mano a un quantitative easing aperto anche all’acquisto di titoli sovrani dei Paesi dell’Eurozona. Altri, come quelli di Royal Bank of Canada, ritengono invece che il programma di riacquisto titoli punterà su uno spettro più ampio di asset comunque non governativi, a partire dai corporate bond.
Gli occhi di tutti sono puntati sulla scadenza dell’11 dicembre, quando si avranno le dimensioni della domanda di rifinanziamenti mirati all’economia reale con la seconda tranche del Tltro – nella prima le richieste erano rimaste inferiori alle previsioni –. Se le banche "non berranno" a sufficienza, Draghi potrebbe avere l’opportunità per accelerare l’avvio delle misure "non standard" di politica monetaria.
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Nicola Borzi, Plus24 – Il Sole 24 Ore 8/11/2014