Francesco Velluzzi, La Gazzetta dello Sport 8/11/2014, 8 novembre 2014
IL MITO MESSICANO CON L’ITALIA NEL DESTINO
Ci ha pensato prima la Juventus, ma in Italia l’ha portato il Verona che gli ha già messo addosso la fascia di capitano. A Cesena. Rafa Marquez, messicano, 35 anni, difensore centrale globetrotter, un mito vincitutto, la racconta così, con un buon italiano: «Estate 2010: avevo chiuso col Barcellona dopo 7 anni, mi cercò la Juve. Non si concretizzò. Ma l’Italia era nella mia testa. Ero cresciuto guardando alla tv il Milan di Franco Baresi e degli olandesi, ero diventato un po’ milanista (e pensare che proprio contro il Milan ha preso il primo rosso italiano, ndr). E quest’estate ho accettato con entusiasmo Verona: voglio restare due anni. Mi trovo bene, il gruppo è unito e mi hanno accolto dandomi subito fiducia. L’obiettivo è la salvezza, ma tutti siamo convinti che questa squadra possa fare di più. Io voglio sempre andare più su».
Marquez, domani sfida l’Inter, una grande in affanno: Il Verona sogna una fantastica prima volta a San Siro dove ha perso 7 volte di fila.
«In campo si va per vincere. E l’opportunità c’è. Milan e Inter vivono crisi importanti. Non sono più i club di 3-4 anni fa, ma restano in quella cerchia di 4-5 migliori squadre».
Chi teme dell’Inter?
«Kovacic mi piace molto. E Icardi davanti è tosto».
Lei è un difensore d’esperienza: le sue regole basilari?
«Leggere le situazioni è la principale. Se uno esce, gli altri devono coprire. Aiutarsi è l’altra fondamentale. E non bisogna lasciare mai spazi».
Con Puyol chi insegnava di più all’altro?
«Entrambi. Io ero più bravo con i piedi però (ride): ho fatto anche il centrocampista».
Se lo chiede Mandorlini?
«Lo faccio, ma non con l’Inter bisogna difendere con attenzione, meglio a 4 che a 3».
Con chi è rimasto in contatto del Barcellona?
«Puyol, Henry, Xavi. Non con Messi, lui è introverso».
Meglio lui o Cristiano Ronaldo?
«Lui, ve lo assicuro. L’ho visto crescere».
Che differenza c’è tra il modello di calcio del Barcellona e quello italiano?
«La cantera. Cruijff ha dato la svolta».
L’attaccante che più l’ha messa in crisi?
«Ronaldo, il brasiliano. Troppo potente, imprendibile».
Quello italiano che la preoccupa?
«Di Natale, è difficile da marcare. E mi piace quel ragazzo in Germania, Immobile».
Chi l’ha colpita in Italia?
«Pogba, il migliore. L’impatto con la A è stato duro per me. Ma il calcio italiano ha qualità, sta provando a rinascere. Il Verona è uno di quei club che, un passo alla volta, cresce. Certo, gli stadi sono gli stessi di Italia ‘90...»
E dovrebbero arrivare campioni titolati...
«Io l’Italia la consiglio, ma i calciatori pensano troppo ai soldi».
Il suo amico Saviola è venuto, ma non gioca. Andrà via a gennaio?
«Mi dice che è contento. E’ un professionista esemplare».
Marquez, le manca la Champions? Ma chi la vince?
«Il Bayern è il più forte».
Ha ricevuto 5 ammonizioni (il rosso per 2 gialli) , gli arbitri?
«Vanno lasciati lavorare, forse con qualcuno bisogna avere più dialogo».
Prima di lasciarla le chiediamo della sua fondazione. Lei fa del bene a tanti...
«A mille bambini, persone emarginate che aiutiamo nell’educazione, nella nutrizione e nello sport. Ne sono fiero».