Marco Valsania, Il Sole 24 Ore 8/11/2014, 8 novembre 2014
LA RINASCITA DI DETROIT
Detroit esce dalla crisi dopo 16 mesi di amministrazione controllata, riuscendo a preparare uno storico progetto di rinascita ora approvato dal tribunale fallimentare. La città, la più grande negli Stati Uniti a chiedere protezione dai creditori, ha ottenuto un’intesa che cancella sette miliardi di debiti e riduce le pensioni dei dipendenti municipali. Ma che impegna la città a investire. E salverà anche un prestigioso museo, il Detroit Institute of Arts, dal rischio di dover svendere preziose collezioni. Se finora la città era simbolo di declino urbano e industriale e di fallimento della politica negli Usa, con il 40% dei lampioni bruciati e il 30% dei palazzi in sfacelo, oggi può diventare esempio di riscatto. Prima le società dell’auto, la Gm e la Chrysler rilevata da Fiat e oggi parte di FCA, hanno ribaltato le loro fortune. Poi la metropoli stessa, schiacciata da 18 miliardi di debiti e infiniti sprechi, è stata affidata a un manager d’emergenza, Kevyn Orr, dal governatore repubblicano del Michigan Rick Snyder e ha scacciato a tempo di record lo spettro d’una totale bancarotta. Il piano, legittimato ieri dal giudice Steven Rhodes, è stato sottoscritto dai maggiori creditori, da Wall Street ai sindacati. Prevede una riduzione generalizzata delle pensioni del 4,5% e nessuna indicizzazione al costo della vita. Unica eccezione poliziotti e vigili del fuoco: vedranno solo ridotti all’1% gli incrementi annuali. I gruppi finanziari hanno accettato significative perdite sulle obbligazioni cittadine.
Le risorse recuperate per 1,7 miliardi andranno a miglioramenti nei servizi essenziali, da ambulanze a auto della polizia, con 440 milioni volti a ricostruire aree degradate e altri milioni a comprare computer per l’amministrazione locale. Al compromesso finale hanno contribuito 195 milioni dirottati dalle casse del Michigan su Detroit e centinaia di milioni in donazioni arrivate da fondazioni, associazioni e aziende. Abbastanza per ammorbidire i tagli e salvare il museo. E, forse, per mostrare a Detroit la luce in fondo al tunnel.