Simona Regina, il Venerdì 7/11/2014, 7 novembre 2014
CARI MASCHI ATTENTI IL SESSO FORTE ESISTE ED È QUELLO FEMMINILE
In natura il sesso debole è quello maschile. Non ha dubbi in proposito Telmo Pievani, docente di Filosofia delle scienze biologiche all’Università di Padova, nel saggio Il maschio è inutile (Rizzoli, pp. 163, euro 15), scritto a quattro mani con il giornalista Federico Taddia. Il titolo ovviamente è una provocazione. «L’evoluzione» spiega Pievani «forse non potrà fare a meno di noi, ma è bene che come uomini smettiamo di darci delle arie perché le femmine in natura hanno già trovato diversi modi per fare a meno dei maschi». In tante specie di insetti, crostacei, pesci e lucertole, per esempio, le femmine si autofecondano e tramandano le loro società di sole femmine. «Parliamo di partenogenesi, meccanismo riproduttivo asessuato, per cui le femmine, spesso in base alla stagione, o perché mancano i maschi e non hanno alternative, fanno a meno della controparte e danno alla luce discendenti geneticamente identici. In pratica dei cloni: e quindi sono società di sole femmine». Anche tra le api, però, dove i maschi ci sono «è la regina ad avere in mano il destino dell’alveare e a stabilire il sesso della prole: in base al modo con cui si riproduce dà alla luce le operaie o i fuchi».
Poi c’è il caso emblematico della rana pescatrice, «che ha ridotto il maschio a un parassita. La femmina è un gigante di ottanta, a volte cento centimetri. Il maschio, invece, è un’appendice minuscola, di circa venti millimetri, appesa al corpo della compagna, al quale è letteralmente fuso: in pratica, è un testicolo ambulante, la cui unica funzione è quella di fornire di tanto in tanto lo sperma alla propria signora».
Del resto, nel regno animale, sono le femmine a gestire più spesso i giochi di coppia: loro scelgono con chi accoppiarsi. E scegliendo determinano quale carattere avrà successo evolutivo, anche quando si tratta di un fardello per i maschi. «Basti pensare al pavone, che portandosi appresso la coda, un ornamento vistoso e pesante, utile solo per la selezione sessuale, rischia di farsi mangiare dal primo predatore che passa. Ma d’altro canto, più la coda è appariscente e grande, più chance ha di essere scelto da una femmina».
Poi, «sebbene l’omosessualità femminile sia stata ancora poco studiata», non mancano in natura testimonianze di femmine che fanno coppia con altre femmine. «Sull’isola hawaiana di Oahu, per esempio, più di un terzo dei nidi di albatros è accudito da coppie di fatto di albatresse che cooperano nell’allevamento del piccolo, si ripartiscono i compiti, si puliscono e si lisciano il becco, fanno la guardia a turno».
Secondo Pievani, l’evoluzione ci insegna che i ruoli maschili e femminili si invertono, si mescolano, si camuffano, per cui non ha senso parlare di comportamenti contro natura. «E anche noi maschietti, umani, siamo avvisati: diventiamo inutili se continuiamo a omologarci a uno stereotipo sociale di maschio che non ha più ragione di esistere, se mai l’ha avuta. Ma abbiamo un’occasione di riscatto: mettendoci in gioco, come fanno gli uomini nelle storie, vere, raccontate nel libro da Federico Taddia».