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 2014  novembre 07 Venerdì calendario

I NEGOZI DELLE GRIFFE: IL TETTO AI CONTANTI ABBATTE LO SHOPPING


È tutta una questione di rotoloni. Quei cilindri formati da contanti e spesso tenuti insieme da un elastico – decine e decine di banconote da cinquecento euro, meno spesso da duecento – che russi, cinesi e arabi (questa è la hit-parade) tengono nella tasca destra per le «piccole spese», quando sono all’estero.
Per una legge arrivata col decreto Salva Italia del governo Monti, e mai messa in discussione, «la soglia massima per i pagamenti in contanti sono 999 euro», anche se c’è una deroga per i cittadini dell’Unione Europea, che possono arrivare a quindicimila euro. E la scena, da via Monte Napoleone a Milano a via Condotti a Roma, dalle maggiori griffe a Firenze o Venezia, si ripete quotidianamente. Entra un gruppo di stranieri facoltosi, chiedono di poter vedere decine di borse o di gioielli o di abiti, alla fine il conto arriva tranquillamente a centomila euro. Il capo cordata tira fuori il contante per pagare e la commessa gli risponde: «No, oltre 999 euro in banconote non possiamo accettare».
«Molto spesso» racconta Giovanni Battistoni, presidente dell’associazione degli operatori di via Condotti, «ogni turista ha un’indicazione, da parte di tre o quattro amiche, ma possono anche essere molte di più, per un determinato oggetto e, per evitare lungaggini, l’amica russa che commissiona l’acquisto ha dato a chi viene in Italia gli euro in contanti. Moltiplichi i clienti per le amiche e capirà che andiamo su cifre astronomiche: perdere un affare come questo, per una stupidaggine burocratica, è grottesco».
Davvero è solo una stupidaggine burocratica? Certo, dal punto fiscale la mancata accettazione del coniante non cambia nulla: «Ci sono appositamente gli scontrini fiscali e mille altre verifiche possibili» spiega Guglielmo Miani, presidente dell’Associazione commercianti di via Monte Napoleone, a Milano, «ed è ovvio che a livelli come il nostro allo scontrino non si sfugge. Dall’entrata in vigore della legge sui contanti, i nostri incassi calano al ritmo di due miliardi l’anno e non solo per effetto della crisi, che c’era anche prima. E per il Fisco italiano si tratta di perdite nette in presenza di un provvedimento inutile». Rilanciano da Bulgari, a Firenze: «Oltre al danno c’è la beffa. La stessa legge prevede che il commerciante schedi chi fa grossi acquisti in contanti. Già il tipo di rapporto col cliente russo, cinese o arabo non è semplicissimo, ma quando poi siamo costretti a chiedere il passaporto e a far sottoscrivere loro il modulo per l’Agenzia delle Entrate alcuni danno in escandescenze».