Sergio Luciano, ItaliaOggi 7/11/2014, 7 novembre 2014
LA TUTELA DELLE OPERE D’ARTE FINISCE PER CONGELARE L’ITALIA
Ha detto il professor Salvatore Settis, per denigrare la proposta del ripristino di un’arena calpestabile al Colosseo avanzata dal ministro Franceschini, che l’idea gli sembra deplorevolmente orientata all’intrattenimento. È una valutazione confortante per il ministro e per la sua proposta, perché quasi sempre lo snobismo intellettualistico di Settis e del «partito immobilista» che opprime l’Italia delle opere d’arte va utilizzato come una prova al contrario, per andare cioè nella direzione opposta a quella indicata.
In che senso? È fuori discussione la levatura culturale di Settis, ex direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa nonché ex presidente del Consiglio superiore dei beni culturali. Ma l’impostazione che ha sempre manifestato, e ultimamente ribadito anche stroncando come «devastante» il piano «Sblocca-Italia» di Renzi, è appunto quella immobilista. Come se il «non fare» abbia potuto tutelare le bellezze paesaggistiche italiane: che spesso sono state stuprate qua e là dall’abusivismo, e tante altre volte sono andate in disfacimento nonostante l’assenza di valorizzazioni turistiche.
In realtà oggi l’industria turistica è tra le più globalizzate del mondo, si viaggia tra continenti, le compagnie low-cost hanno veramente annullato le distanze e i confini. Ed è questo, oltre alle tante responsabilità organizzative del nostro paese, che spiega la retrocessione dell’Italia dalla prima alla quinta meta turistica mondiale, avvenuta in vent’anni. I paesi concorrenti, che hanno meraviglie paesaggistiche, artistiche e culturali nella maggior parte dei casi non confrontabili con le nostre (basti pensare che da sola l’Italia ha 50 siti Unesco sui 1.000 censiti al mondo!) sanno però «venderle» con una spregiudicatezza commerciale che, al netto dei servizi e dei costi (l’altro nostro grande handicap) conquista molti clienti più di quanto il mero confronto tra le diverse «bellezze» in mostra giustificherebbe. Un esempio: recentemente la Tunisia sta reclamizzando un accostamento tra un campo da golf e una vicinissima arena romana da visitare, addirittura simulando la realizzazione di una «buca» del campo dentro l’arena_ Quindi sì all’«intrattenimento» turistico, rinverdiamo i fasti dei «viaggi meravigliosi» in Italia del Settecento, ma confezionando le nostre gemme turistiche in un format di offerta che le renda finalmente godibili. Come nelle imprese turistiche private, anche nel sistema dei beni artistico-ambientali occorre flessibilità: musei aperti nei weekend, contratti stagionali, contratti a termine, part-time, per accogliere i turisti quando ci sono e dove vogliono loro_ Un sogno? Forse. Ma tentare si deve.
Sergio Luciano, ItaliaOggi 7/11/2014