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 2014  novembre 07 Venerdì calendario

GLI AMICI DI PUTIN NEL MIRINO USA

I procuratori Usa avrebbero avviato un’indagine su un membro dell’entourage di Vladimir Putin, uno dei miliardari sostenitori del presidente. L’ufficio del procuratore del distretto orientale di New York, coadiuvato dal Dipartimento di Giustizia, starebbe investigando sul rischio che Gennady Timchenko trasferisca in Russia fondi legati ad accordi presumibilmente condotti per mezzo di pratiche corrotte attraverso il sistema finanziario Usa. Oggetto dell’indagine alcune transazioni di una società che tratta materie prime con sede a Ginevra di cui Timchenko è co-fondatore, la Gunvor Group. Secondo fonti vicine alla procura, la Gunvor acquistava petrolio dalla russa OAO Rosneft e successivamente lo rivendeva a terzi. Negli ultimi mesi, gli investigatori hanno richiesto informazioni sui prezzi fissati dalla Gunvor. Le transazioni, che potrebbero costituire riciclaggio illegale di denaro, se venisse provato che derivavano da attività illecita, quale, ad esempio, la vendita irregolare di beni statali come il petrolio, sono precedenti alle sanzioni finanziarie comminate dagli Usa a Timchenko, a seguito dell’intervento russo in Ucraina. Timchenko e Rosneft non hanno voluto commentare la vicenda, mentre Gunvor, nel respingere ogni accusa di condotta illecita, sostiene di non avare acquistato petrolio da Rosneft da più di due anni.
L’indagine è legata a un più ampio dossier dei procuratori Usa che mira a perseguire i proventi della corruzione straniera ai sensi della Kleptocracy Asset Recovery Initiative. L’iniziativa, annunciata nel 2010, puntava a incastrare presunti funzionari corrotti in Africa e in Medio Oriente, e oggi lambisce anche la Russia, nel mirino da quando le relazioni con l’Occidente si sono deteriorate in seguito alla crisi in Ucraina.
I giudici intendono dimostrare che Putin è implicato col suo patrimonio personale nella questione dei presunti fondi illeciti e che il presidente russo ha investito in Gunvor. Al riguardo, il portavoce di Putin, Dmitry Peskov, ha tagliato corto: «Non siamo al corrente di alcuna indagine, e non seguiremo questi affari», precisando che non c’è alcun legame finanziario o commerciale tra Putin e Timchenko, inclusi gli investimenti in Gunvor, definiti «una sciocchezza». Putin ha peraltro confermato di conoscere Timchenko dai primi anni 90, ma ha negato di aver giocato alcun ruolo nel suo successo economico. Timchenko, dal canto suo, ha decisamente negato di aver personalmente tratto vantaggio dai suoi rapporti con Putin. «Sono un uomo d’affari, non un politico», aveva affermato nel 2008 in un’intervista al Wall Street Journal, attribuendo il successo di Gunvor alla sua abilità nel trasportare il petrolio con tempi e costi ottimali: «Il nostro vantaggio è chiaramente la logistica». Timchenko, che ha sia la cittadinanza russa che quella finlandese, è un ex funzionario commerciale sovietico. Con Putin si sono incontrati a San Pietroburgo, dove il presidente era un funzionario locale, e condividevano lo stesso club di judo, del quale sono tuttora soci. Tra l’altro, i due hanno giocato a hockey insieme a maggio a Sochi, quando Putin, benché abbia iniziato a pattinare solo nel 2011, fece sei goal in una partita. Timchenko si è rapidamente convertito al capitalismo e nei primi anni Duemila si era già affermato come commerciante di petrolio di successo. Quando Putin è salito al potere, il patrimonio di Timchenko è salito alle stelle. Nel 2008, Gunvor distribuiva 16 volte il petrolio russo che smerciava nel 2002 e la società era diventata il quarto esportatore indipendente dopo Glencore International, Vitol Group e Trafigura Beheer. Quest’anno Gunvor ha realizzato un giro d’affari di 45 miliardi di dollari nei primi sei mesi .
I leader dell’opposizione russa hanno accusato Timchenko di abusare del rapporto con Putin per acquistare il petrolio e il gas russo a prezzi di liquidazione. Tra l’altro, cablogrammi del Dipartimento di Stato Usa nel 2008, successivamente rivelati da Wikileaks, riportavano che Gunvor era identificato come l’operatore commerciale obbligato per alcune esportazioni di petrolio e che la società aggiungeva un dollaro a barile nelle transazioni. In un altro cablogramma si asseriva che Gunvor «è solo una facciata di una massiccia corruzione». Il portavoce della società Seth Pietras ha riferito che tutte le attività di Gunvor «sono in linea con gli standard internazionali del rischio di illecito finanziario, inclusi l’antiriciclaggio, le sanzioni economiche, il finanziamento dell’anti-terrorismo e l’anti-corruzione».
Sul fronte ucraino, Timchenko è un sorvegliato speciale della giustizia americana in quanto membro della «cerchia ristretta della leadership russa». Per effetto delle sanzioni, Timchenko non può entrare negli Usa, e i suoi beni sono soggetti a congelamento. Dopo le sanzioni, Timchenko ha dichiarato di avere venduto ai partner la quota posseduta in Gunvor e Pietras ha dichiarato che Timchenko è stato «sempre e solo un azionista di Gunvor» e mai un membro del management o del consiglio di amministrazione. «Per quanto riguarda il presidente Putin, non ha e non ha mai avuto alcuna proprietà, alcun utile o altro in Gunvor», ha aggiunto. «Non è un beneficiario di Gunvor o delle sue attività, direttamente o indirettamente».
Forbes stima il patrimonio personale di Timchenko sopra i 13 miliardi di dollari. Peraltro il magnate, attraverso un’altra entità, la Volga Group con sede in Lussemburgo, custodisce le partecipazioni nelle spedizioni, nella ferrovia e nei porti, insieme a due hotel di lusso in Francia. L’inchiesta su Timchenko è la conseguenza degli intensificati sforzi del Dipartimento di Giustizia di tracciare e confiscare beni che sono sospettati essere i proventi di attività di corruzione.
Trovare le prove sul riciclaggio permetterebbe agli Usa di ottenere un Red Notice dall’Interpol su Timchenko, che lo renderebbe passibile di arresto e di potenziale estradizione da molti Paesi. A proposito, Timchenko ha dichiarato all’agenzia di stampa russa Itar-Tass ad agosto che ha paura di viaggiare in buona parte dell’Europa. «Ahimè, ci sono ragioni per essere seriamente spaventati dalle provocazioni dei servizi speciali Usa», ha riferito in un’intervista. «Credetemi, questa non è speculazione, ma informazione concreta, i cui dettagli non posso ancora condividere con voi per ovvie motivazioni. Ma stiamo lavorando sulla questione».
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Christopher M. Matthews e Andrew Grossman, MilanoFinanza 7/11/2014