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 2014  novembre 07 Venerdì calendario

ABS, RISCHI QUASI NULLI PER LA BCE

Il prossimo passo della Bce sarà l’acquisto di Asset backed security (Abs). Questa è l’unica certezza, in attesa di eventuali mosse future su corporate bond e titoli di Stato legate all’evoluzione dell’inflazione. In vista delle operazioni sugli Abs in partenza a breve (in seguito a quelle già avviate per i covered bond), ieri Mario Draghi ha respinto con forza le accuse di assumere troppi rischi nel bilancio con gli Abs e di trasformare così la Bce in una bad bank. L’accusa è stata fatta da alcuni economisti tedeschi e in primis dall’ex capo economista della Bce, Jurgen Stark. In realtà le perdite sugli abs in Europa sono state molto limitate anche durante la crisi finanziaria, a differenza di quanto avvenuto negli Usa con i subprime. La Bce inoltre potrà comprare solo titoli Abs con determinate caratteristiche: in particolare acquisterà solo le tranche senior più sicure (o mezzanine con garanzia pubblica). Draghi ha dato risalto ieri a un’analisi di Fitch da cui emerge che le perdite sarebbero state pari allo 0,001% per gli Abs con i vincoli Bce a partire dal 2007. Dati che comunque non sono bastati finora a contenere le polemiche: «Quando l’evidenza dei fatti si scontra con la fede, non ha nessuna possibilità di vincere», ha detto Draghi con rassegnazione. Il presidente Bce ha invitato a non confondere gli Abs che saranno acquistati presto da Francoforte con i titoli strutturati che, dall’altra parte dell’Oceano, sono stati all’origine della crisi. «La Bce prenderà rischi minimali», secondo Fitch. L’agenzia ha rilevato inoltre che non ci saranno incentivi al modello originate-to-distribute, attraverso cui si possono creare titoli tossici da diffondere poi nel sistema finanziario: questo perché gli emittenti (cioè le banche) non potranno scaricare integralmente il rischio default sulla banca centrale e quindi non saranno incentivate a realizzare pratiche scorrette, come quelle che hanno portato ai subprime.
Il rischio degli Abs comprati dalla Bce è assai vicino allo zero secondo i dati storici. Il vero pericolo del programma, che durerà due anni, appare semmai l’opposto: la Bce potrebbe assumere così poco rischio da non generare un beneficio rilevante per le banche e, quindi, per il credito nell’Eurozona. «Il successo del programma dipenderà dall’incremento della disponibilità del credito all’economia reale, tale da aumentare l’inflazione», ha ricordato Fitch, «gli acquisti Bce possono solo produrre un’iniezione di liquidità ma, date le dimensioni ridotte del mercato Abs, sarà necessario stimolare un aumento significativo delle nuove emissioni, assieme alle garanzie governative, perché il programma sia efficace». In caso contrario, sarà difficile centrare l’obiettivo di riportare il bilancio della Bce sui livelli di inizio 2012, ovvero aumentarlo di 700-1.000 miliardi. Secondo Barclays, il programma Abs arriverà nel 2015 a 60 miliardi, quello per i covered bond a 50 miliardi e le Tltro complessivamente a 250-300 miliardi. «Queste misure non saranno sufficienti per raggiungere l’obiettivo Bce di espansione del bilancio», ha concluso Barclays. Il lato positivo però è che in questo caso sarebbero più vicine altre azioni della Bce, come gli acquisti di titoli corporate e poi di titoli di Stato. Ieri Draghi ha sottolineato che acquisti di titoli e Tltro «avranno un impatto rilevante sul bilancio, che è atteso tornare alle dimensioni che aveva a inizio 2012». In prima battuta questa rassicurazione ha avuto ieri un effetto positivo sulle borse, che hanno poi chiuso in negativo.
Vista l’attualità, il tema degli acquisti di Abs è stato «per molte ore» al centro delle discussioni del Consiglio direttivo della Bce, ha detto Draghi, mentre «non si è parlato nello specifico di altri strumenti». Sugli Abs sono state superate le divergenze con il governatore della Banca di Francia, Christian Noyer, in merito all’affidamento dell’esecuzione degli acquisti Bce a società di gestione esterne. «Abbiamo trovato una soluzione», ha detto Draghi, «non ci sono preclusioni a far partecipare alle operazioni la Banca di Francia o altre banche nazionali che fossero interessate e pronte a farlo».
Francesco Ninfole, MilanoFinanza 7/11/2014