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 2014  novembre 07 Venerdì calendario

IL NO ALLA JUVE E AI PEDINAMENTI DI BONIPERTI

In campo non ha mai avuto sconti dai suoi marcatori, ma il controllore più spietato per Gigi Riva è sempre stato Giampiero Boniperti, allora onnipotente presidente della Juventus. Ogni suo spostamento era monitorato dagli 007 bianconeri che, a turno, gli ricordavano l’appuntamento con il numero uno della società degli Agnelli. Un’attenzione spasmodica che rende bene l’idea: Rombo di tuono, l’attaccante-principe del calcio italiano a cavallo degli anni ’70 era anche nel mirino di Inter e Milan, ma lui disse no a tutti con una coerenza che ha fatto storia.
Il trio top I calciatori a quel tempo sono ostaggio del vincolo, la loro volontà non pesa. Così l’orgoglio sardo di Riva fa scalpore. Con Mazzola e Rivera è tra i big azzurri: sono gli unici a guadagnare 200 milioni di lire. Un’enormità per l’epoca. E la Juve farebbe follie per avere il suo assenso nell’estate ’73. In seguito i protagonisti si rifugiano in diplomatiche amnesie. In realtà il club più potente d’Italia, per strapparlo alla concorrenza, confeziona un’offerta irripetibile. Al Cagliari viene consegnata una lista con ben sei nomi, due eccellenti: Cuccureddu e Bettega. In particolare l’attaccante juventino è reduce da una stagione difficile a causa di una malattia ai polmoni che lo tiene a lungo ai box e, al rientro, ne condiziona il rendimento. Soltanto in prestito o con una formula più impegnativa? Non si saprà mai. La verità è che il vice-presidente Arrica a metà luglio ha sostanzialmente accettato un’offerta che prevede anche un indennizzo da un miliardo di lire. Sarebbe un record assoluto in un periodo in cui i grandi trasferimenti comportano esborsi molto meno impegnativi. E anche il contesto sociale non è più spensierato come negli anni del boom. La stessa Fiat deve fronteggiare i sindacati in rinnovi contrattuali sofferti. E ad ottobre scoppia la guerra del Kippur con il triste effetto della crisi petrolifera. E l’Italia scopre le domeniche a piedi per la benzina razionata.

Il rifiuto Comunque sia l’affare-Riva si arena per la fermezza dell’interessato, deciso a difendere la propria scelta di vita e la libertà di essere considerato come un professionista, non merce di scambio. Una rinuncia di cui lui rivendicherà sempre la giustezza, nonostante abbia voltato le spalle ad una carriera con maggiori onori e guadagni da nababbo. Bisogna aspettare il 1975 perché la Juve metta le mani sul suo gemello Bobo Gori. Ed è la prima volta che un giocatore viene valutato un miliardo di lire (Longobucco e Viola più 450 milioni), ma è anche l’estate in cui il Napoli strappa Savoldi al Bologna per 2 miliardi. Figuriamoci se Riva avesse ceduto alle tentazioni...