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 2014  novembre 07 Venerdì calendario

PENSIONI, TOCCHERÀ AL GOVERNO CHIARIRE SE SARÀ DA APPLICARE O MENO IL TASSO DI CAPITALIZZAZIONE DEI MONTANTI CONTRIBUTIVI. GLIELO HA CHIESTO L’INPS

Il calcolo del coefficiente di rivalutazione delle pensioni sta per arrivare sulle scrivanie di ministero del Lavoro ed Economia. Toccherà al Governo chiarire se sarà da applicare o meno il tasso di capitalizzazione dei montanti contributivi che quest’anno, per la prima volta, è stato negativo (-0,1927%).
A chiedere l’intervento dei due ministeri sarà l’Inps, l’ente di previdenza presieduto da Tiziano Treu. «L’Inps ci sottoporrà un parere sull’applicazione del tasso annuo di capitalizzazione – fanno sapere dal ministero del Lavoro –. C’è da capire se un coefficiente di rivalutazione può essere comparato con un Pil negativo». Come si può infatti parlare di rivalutazione di pensioni se il tasso di riferimento è negativo? Un’aberrazione matematica non prevista dalla riforma pensioni varata dal Governo Dini nel 1995.
Effetto congelamento
La richiesta di delucidazioni targata Inps dovrebbe arrivare già oggi. La conseguenza immediata sarà un congelamento del tasso negativo: a quel punto l’Inps entrerà in stand by fino alla risposta dei due ministeri covigilanti. Presto per parlare di sterilizzazione ma, nei fatti, è questa la direzione intrapresa: bisogna annullare il paradossale effetto sottrazione dei soldi versati dai futuri pensionati, nel «salvadanaio previdenziale». Con quale strumento giuridico verrà eliminato questo fattore distorsivo è tutto da valutare. Oggi tra l’altro è l’ultimo giorno utile per presentare emendamenti alla legge di Stabilità da parte dei parlamentari (il Governo invece non ha limitazioni temporali). «A quanto mi risulta ci si sta muovendo perché già in questa legge di Stabilità possa essere inserita la modifica alla modalità di calcolo del tasso annuo di capitalizzazione in modo che non possa diventare negativo», a dichiararlo è Lello Di Gioia (Psi), presidente della commissione bicamerale di vigilanza degli enti previdenziali. L’incertezza sul coefficiente di rivalutazione delle pensioni ha rilanciato inoltre il tema della “busta arancione”, la stima del futuro assegno previdenziale che gli attuali vertici Inps hanno promesso di inviare entro dicembre, non è chiaro se solo ai pensionandi o a tutti i lavoratori.
Rischio povertà
A chiedere un immediato intervento di Governo e Parlamento sono stati ieri i sindacati. «Va attuata una correzione nel funzionamento del sistema contributivo, prevedendo un tasso di capitalizzazione minimo che impedisca la svalutazione del montante quando il Pil è negativo – hanno fatto sapere congiuntamente Cgil, Cisl e Uil –. Bisogna intervenire con urgenza correggendo tale grave anomalia per non impoverire ulteriormente il futuro pensionistico di milioni di italiani».
La posizione delle Casse
Andrea Camporese, presidente Adepp, l’associazione che rappresenta le Casse di previdenza dei professionisti sottolinea come la rigidità del Mef, che si è sempre opposto alla richiesta degli enti di riversare nei montanti degli iscritti il surplus generato dai rendimenti, sia un atteggiamento anacronistico. Posizione contro la quale la Cassa di previdenza degli agrotecnici ha reagito con successo: «Possiamo garantire ai nostri iscritti, già oggi, un rendimento minimo di 1,5% – fa sapere Roberto Orlandi, presidente dell’Ordine nazionale agrotecnici –. I ministeri avevano detto no alla nostra riforma ma il Consiglio di Stato ci ha dato ragione visto che abbiamo la sostenibilità a 50 anni e i conti in ordine».
Vitaliano D’Angerio e Federica Micardi, Il Sole 24 Ore 7/11/2014