Federico Fubini, la Repubblica 7/11/2014, 7 novembre 2014
DRAGHI BATTE WEIDMANN FA UN PASSO AVANTI VERSO IL SUO OBIETTIVO: LA CREAZIONE DI MONETA PER CIRCA MILLE MILIARDI DI EURO, PER POI IMMETTERLA NELL’ECONOMIA DELL’AREA ANCHE COMPRANDO TITOLI DI STATO
Quando in un’istituzione qualcuno muove dal dissenso sulle scelte alle insinuazioni sul conto di chi le compie, di solito il momento della verità è vicino. La partita si fa sleale perché sta entrando nei momenti decisivi: per la Banca centrale europea quella fase è iniziata in questi giorni con le (presunte) rivelazioni calibrate all’indirizzo del suo presidente, Mario Draghi. Anonimi banchieri centrali lo hanno accusato di agire senza ascoltare quasi nessuno, di ignorare i colleghi, muovendosi quasi in segreto. La reazione di Draghi ieri, all’uscita di una delle riunioni più delicate nella storia della Bce, dimostra però che attaccare la sua reputazione può ritorcersi contro chi lo fa. Ieri Draghi non ha battuto i suoi critici provenienti dalla Bundesbank, dal Lussemburgo o dai Paesi baltici, né peraltro è andato alla resa dei conti con loro. Ha dimostrato però che è in grado aggirarli e ha mosso un altro piccolo passo verso l’obiettivo suo e della maggioranza dei banchieri centrali europei: la creazione di moneta per circa mille miliardi di euro, per poi immetterla nell’economia dell’area anche comprando titoli di Stato. Da ieri l’obiettivo di muovere verso l’alto le dimensioni del bilancio da duemila in direzione della soglia dei tremila miliardi circa, benché ambiguamente, è diventato politica ufficiale della Bce. È attorno a quest’idea che da due mesi i rapporti tra Draghi e Weidmann, il presidente della Bundesbank, si sono avvitati. Draghi aveva indicato l’intenzione di far crescere il bilancio della banca “ai livelli di inizio 2012”, cioè a 2.700-3.000 di euro, quando a settembre accelerò sul piano di acquisti di pacchetti di prestiti privati (i cosiddetti Abs) e di bond garantiti. Era la sua risposta alla frenata dell’economia in Europa e alla caduta continua negli indici dei prezzi. Otto Paesi su 18 in zona euro, Italia inclusa, sono sulle soglie o già nella trappola della deflazione. Nell’area il carovita si ferma allo 0,3%, molto sotto agli obiettivi e già a livelli tali da paralizzare i consumi e gonfiare il peso dei debiti (anche quello del governo italiano) rispetto ai redditi. La chiave dello scontro fra Draghi e Weidmann è dunque proprio in quell’obiettivo di creazione di moneta per mille miliardi per sostenere un po’ i prezzi. Lo è, perché è del tutto improbabile che la Bce riesca a fare ciò che indica Draghi grazie alle sole misure decise fin qui: le nuove aste di liquidità a lungo termine avviate in autunno hanno una soglia massima di 400 miliardi, ma per ora le banche stanno raccogliendo appena una frazione di quelle somme. Quanto agli acquisti di pacchetti di prestiti, la banca di Londra Barclays stima che nel 2015 porteranno 60 miliardi e quelli sui bond garantiti altri 50. Per allargare il bilancio del- la Bce di un terzo e arrivare a mille miliardi in più, come detto da Draghi in settembre, non resterebbe dunque che acquistare titoli di Stato di tutti i Paesi: Italia, Grecia, Germania, Francia e via elencando.
Federico Fubini, la Repubblica 7/11/2014