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 2014  novembre 07 Venerdì calendario

SPOTIFY BATTE ITUNES

Una rondine non fa primavera. Ma senz’altro è un segnale che la primavera sta arrivando. Così l’annuncio di Kobalt, etichetta indipendente che distribuisce per le vie del digitale migliaia di artisti ed editori ( tra cui Paul McCartney, nella foto ) non implica che il mondo della musica è cambiato. Significa però che sta per farlo, e in modo radicale. I fatti sono questi: Willard Ahdritz, ad del publisher nato nel 2000, ha annunciato ieri che in Europa i suoi artisti hanno guadagnato più da Spotify che da iTunes. Per la precisione, nel primo trimestre dell’anno le royalty provenienti dallo streaming sono state del 13% più alte di quelle provenienti dalle vendite digitali. La rivoluzione sta tutta qui ed è la più grande delle molte che negli ultimi anni hanno stravolto l’industria musicale. Che si trattasse di dischi in vinile, musicassette, cd o mp3, per decenni abbiamo posseduto musica. Ora, con il crollo dei profitti, per la prima volta è proprio il paradigma del rapporto con gli artisti che cambia. Attraverso una sottoscrizione mensile, oppure accettando le pubblicità tra un brano e l’altro, ascoltiamo semplicemente le canzoni. Senza comprarle. E per i musicisti significa non vendere più dei prodotti, ma far girare il «marchio», e poi raccogliere quanto questa circolazione fa fruttare.
La rondine appunto è una sola, ma la migrazione è in atto. Lo dicono i numeri: nel trimestre precedente, l’ultimo del 2013, in Europa, il divario tra Spotify e iTunes era dell’8% ma a vantaggio della piattaforma di Apple. Un anno prima la forbice era addirittura al 32%. Passando al mercato di riferimento per antonomasia, quello degli Stati Uniti d’America, il sorpasso ancora non c’è stato. Ma la primavera è dietro l’angolo: gli incassi per gli artisti musicali, nella prima metà del 2014, sono scesi del 12% per quanto riguarda i download digitali, mentre sono saliti del 28% per lo streaming.