Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  novembre 07 Venerdì calendario

I 70 ANNI DI GIGI RIVA, SOLO, SCONTROSO, PIÙ SARDO DEI SARDI. I GOL, LE GAMBE ROTTE, I COMPAGNI CHE LO CHIAMAVANO HUD (COME PAUL NEWMAN). «MI HANNO FREGATO UN PALLONE D’ORO»


Visto che pure il rombo di un tuono perde la sua forza disperdendosi nei cieli, oggi Gigi Riva, il Rombo di Tuono nato da una geniale intuizione di Gianni Brera, compie 70 anni. A pensarci bene sembra impossibile che quel ragazzo amante dei silenzi, il sinistro come un fucile a raggi infrarossi per impallinare i portieri, si sia fatto dribblare dalla vecchiaia. Gigi era l’essenza stessa della gioventù, di un’Italia riemersa dalla guerra e baciata dal boom degli anni Sessanta. I suoi gol avevano il fascino e la forza delle gesta di certi eroi dei nostri studi classici e il fatto che la sua bandiera fosse quella del Cagliari, squadra appartenente alla periferia dell’impero calcistico, contribuiva a trasformare egli stesso in un eroe.
Gigi è un uomo di lago che la Sardegna ha trasformato in qualcosa di molto simile a un lupo di mare. Nato a Leggiuno, provincia di Varese, il 7 novembre del ’44, quando il profondo Nord stava consumando gli ultimi drammi di Mussolini e della Repubblica Sociale Italiana, da ragazzino ha sfogato su un pallone dolori e frustrazioni per la perdita prematura di entrambi i genitori: «Quando penso al mio lago, il lago Maggiore, mi si stringe sempre il cuore. Il lago è l’infanzia, è papà e mamma, le mie sorelline. La Sardegna però mi ha rapito».
Primi calci nel Laveno Mombello, dilettanti, poi a Legnano in serie C prima del trasferimento a Cagliari, non ancora diciannovenne, nell’estate del ’63: «Che anni, quegli anni. Irripetibili. Chi verrà dopo di noi non sarà così fortunato». Da Cagliari Gigi non si è più mosso: corteggiato da tutti i più grandi club dell’epoca (Juventus in testa), corteggiato dalle donne.
Oggi Gigi Riva compie 70 anni e 70 è uno dei numeri chiave della sua mitologica esistenza. Nel ’70 le sue reti pilotano infatti il Cagliari e l’intera Sardegna verso uno scudetto che sarebbe rimasto unico, il vecchio stadio Amsicora come laboratorio e un allenatore filosofo come Manlio Scopigno. Nel ’70, il 18 gennaio, realizza uno dei suoi gol più belli: la rovesciata di Vicenza. Nel ’70, con 21 reti, vince per la terza volta la classifica dei cannonieri (le precedenti nel ’67 e nel ’69). Nel ’70, in azzurro, diventa vicecampione del mondo firmando (il 17 giugno) la rete del 3-2 in Italia-Germania 4-3, semifinale allo stadio Azteca di Città del Messico, la partita del secolo: e nel ’68 si era già laureato campione d’Europa. Nel ’70 si piazza terzo al Pallone d’oro, alle spalle di Gerd Muller e Bobby Moore, ma «quello è stato un furto perché quando l’anno precedente arrivai secondo dietro a Rivera gli organizzatori mi garantirono: l’anno prossimo lo diamo a te».
Gigi Riva in Nazionale ha giocato 42 gare segnando 35 gol (la metà di 70, quando si dice la coincidenza), record che a tutt’oggi nessuno ha avvicinato, e alla patria ha donato entrambe le gambe: nel ’67, amichevole all’Olimpico contro il Portogallo, si frattura il perone, e nell’ottobre ’70 (sempre il 70 che ritorna nel suo destino) rimane vittima del killer austriaco Hof che a Vienna gli spezza tibia e perone, con il volo di ritorno in Italia che diventa in una via crucis: «L’ingessatura era così stretta che tutta la gamba si gonfiò diventando blu: ancora oggi ne patisco le conseguenze».
Gigi ora comunque ci scherza sopra: «Quando incontrai Hof più di un anno dopo in occasione della partita di ritorno gli dissi: non fare il cretino, non spaccarmi anche l’altra caviglia».
Oggi Gigi, storico team manager azzurro dal ’90 allo scorso anno, fa 70 e festeggerà da Giacomo, l’amico del ristorante alla Marina che è ormai il suo rifugio, con i due figli e le quattro nipotine. Rombo di Tuono è diventato nonno. Per l’occasione il primo tavolo sulla sinistra vicino all’entrata, quello che Gigi ha trasformato nel suo piccolo trono e a cui chi scrive ha avuto il privilegio di accedere, rimarrà vuoto. Tanti auguri Gigi, eroe di una generazione che credeva nel futuro!