Gabriele Villa, Il Giornale 7/11/2014, 7 novembre 2014
QUINDICI TOP MANAGER TEDESCHI SONO VOLATI A MOSCA PER COLLOQUI RISERVATI CON GLI UOMINI DI PUTIN, AGGIRANDO COSÌ LE SANZIONI ALLA RUSSIA VOLUTE FORTEMENTE DALLA MERKEL. I FURBETTI DELLA GERMANIA CONTINUANO I LORO AFFARI NONOSTANTE L’EMBARGO EUROPEO
A porte chiuse. Nella speranza che non si sappia troppo in giro. Perché le sanzioni vanno rispettate. O almeno dovrebbero venire rispettate. Specie da chi, come la Germania della cancelliera di ferro, è sempre pronto a dare lezioni di comportamento e a bacchettare chi non fa i compiti a casa. Ma a porte chiuse, quando si sperava che nessuno ascoltasse e nessuno vedesse, ecco che una quindicina di imprenditori tedeschi si sono presentati a Mosca per far sapere a chi di dovere che le sanzioni interessano tanto quanto e che interessa loro di più continuare a fare affari. In altre parole: che il business tedesco in Russia continua e continuerà a dispetto della linea dura (di facciata) che Berlino continua a tenere nei confronti del Cremlino.
E così, anche se non si doveva sapere in giro, il quotidiano Kommersant ha spifferato tutto, perché avant’ieri a Mosca si è tenuto una sorta di vertice, un incontro della business community tedesca con il vice premier Igor Shuvalov e il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov. Secondo Kommersant, l’incontro è stato organizzato dal Comitato orientale dell’economia tedesca, che raggruppa decine di società della Germania attive in Russia, e che ha confermato l’evento senza aggiungere dettagli. «Sono state discusse le relazioni russo-tedesche in campo economico e la via d’uscita dalla crisi attuale. I negoziati sono stati di carattere chiuso e riservato», ha fatto sapere al giornale l’organizzazione. Tra i partecipanti, una quindicina di top manager, tra cui rappresentanti di colossi come Siemens e Wintershall, che «negli ultimi mesi hanno cercato di convincere il governo tedesco a non imporre sanzioni alla Russia, per non danneggiare gli affari», ha spiegato la fonte del quotidiano.
Le sanzioni contro Mosca hanno infatti colpito fortemente l’economia tedesca. Secondo l’agenzia di statistica federale tedesca, l’export di Berlino verso Mosca è calato del 26,3% ad agosto. Nonostante le pressioni, la cancelliera Angela Merkel, comunque, ha continuato a ribadire l’irritazione di Berlino con Mosca, soprattutto dopo le elezioni svolte dai separatisti nell’Est Ucraina, e ha insistito che non c’è motivo di revocare le sanzioni Ue. Resta il fatto che l’atteggiamento, come dire, disinvolto dell’industria tedesca, preoccupa non poco la comunità imprenditoriale italiana in Russia.
L’allarme è stato lanciato dal presidente di Confindustria Russia, Ernesto Ferlenghi. «Rispetto ai nostri rapporti con la Russia, di carattere prevalentemente commerciale, quelli della Germania sono per lo più di tipo industriale, quindi hanno una forza maggiore – ha dichiarato Ferlenghi – Noi abbiamo circa 500 aziende presenti nel Paese, loro 6mila e in più molte joint venture». Secondo Ferlenghi «a differenza nostra, i tedeschi stanno continuando a portare a casa contratti, perché con le loro agenzie di credito agli investimenti stanno compensando quello che le banche, per via delle sanzioni, non possono fare. In più hanno studiato e capito come applicare le sanzioni, trovando spazio anche per espandersi in fette di mercato, che vanno al di là di quelle coperte tradizionalmente, come i grandi macchinari». E L’Italia si tiene, intanto, le ferite visto che nel 2013 ha esportato nella Federazione Russa beni per 10,4 miliardi di euro rappresentando il quinto fornitore del Paese con una quota di mercato del 4,8 per cento. Con il dato significativo di moda e accessori per 935 milioni, in crescita del 2,7% rispetto al 2012. Altro che porte chiuse, business chiuso.