Emanuele Buzzi, Corriere della Sera 7/11/2014, 7 novembre 2014
LUIGI DI MAIO, VICEPRESIDENTE DELLA CAMERA IN QUOTA M5S, È SODDISFATTO PER L’INTESA CON I DEMOCRATICI: «QUELLO DI OGGI È UN RISULTATO STORICO PERCHÉ CI PERMETTE DI CONQUISTARE TRE OBIETTIVI: ABBIAMO TOLTO DI MEZZO GLI IMPRESENTABILI, SEGNA LA VITTORIA DEL METODO DELLA TRASPARENZA CONTRO GLI INCIUCI E SBLOCCA UNA IMPASSE CHE COSTA 100 MILA EURO A SEDUTA»
[Intervista a Luigi Di Maio] –
«Quello di oggi è un risultato storico perché ci permette di conquistare tre obiettivi: abbiamo tolto di mezzo gli impresentabili, segna la vittoria del metodo della trasparenza contro gli inciuci e sblocca una impasse che costa 100 mila euro a seduta».
Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera in quota Movimento 5 Stelle, è soddisfatto della doppia fumata bianca per Consulta e Csm dopo l’intesa con i democratici.
È un asse che si può ripetere?
«Loro sono venuti da noi perché Silvio Berlusconi non gli ha permesso di eleggere Luciano Violante. Noi Silvana Sciarra e Alessio Zaccaria non li conosciamo, ma questa è la dimostrazione che chi vuol seguire questo metodo può fare qualsiasi cosa. Se il Pd usa il buon senso per argomenti che interessano la collettività, noi ci saremo».
Per il blog di Beppe Grillo il patto del Nazareno affonda...
«Affonda perché il partito di Berlusconi non è affidabile, non ha tenuta. Esulterei davvero se crollasse, per due motivi: aprirebbe la strada verso il voto e segnerebbe la fine degli accordi segreti. Comunque noi non sappiamo se crolli o meno, perché non sappiamo cosa contenga di preciso. In ogni caso, siamo per indebolire i patti che ledono i diritti dei cittadini».
Già si comincia a guardare al futuro. Lei ha parlato di Italicum e sulla riforma della legge elettorale una deputata del Movimento, Giulia Di Vita, ha già rilanciato, stuzzicando il Partito democratico...
«A luglio i democratici non volevano ascoltarci, ora non so. Noi una legge elettorale ce l’abbiamo, il Consultellum, che è il risultato di una votazione condivisa sulla Rete tra migliaia di persone. Il Pd oggi ne ha fatta una buona, magari può farne un’altra...».
Ma lei è disponibile a sedersi di nuovo al tavolo con loro?
«Attualmente il problema del tavolo non si pone, non è in discussione».
In prospettiva, però, oltre alla riforma della legge elettorale, c’è anche la possibile elezione del successore di Giorgio Napolitano, nel caso il capo dello Stato decidesse di lasciare l’incarico anzitempo.
«Il mio invito è: il nuovo capo dello Stato eleggiamolo con lo stesso metodo, facciamolo scegliere ai cittadini. Il vero messaggio di oggi è la vittoria della democrazia diretta. Se il Pd avesse condiviso Gino Strada o Stefano Rodotà che Italia ci sarebbe ora?».
E come vorreste fare? Ricalcando quanto successo in questa settimana?
«L’auspicio è di spostare l’asse verso i cittadini, coinvolgerli il più possibile. Che scelgano direttamente loro i nominativi: si possono utilizzare piattaforme più sofisticate e non legate al Movimento. Ognuno voti dando gli estremi della propria carta d’identità».
Nel Movimento avete in mente qualche idea? Magari un ex presidente della Corte costituzionale come Gustavo Zagrebelsky?
«Questo non lo deve chiedere a me, ma ai 500 mila utenti certificati del blog».
Ieri bagarre al Senato con i democratici e oggi intesa sul voto: non c’è il rischio di rimanere disorientati?
«Magari sarà disorientato il Pd: lo dovete chiedere a loro. Noi no, siamo sempre fedeli alla nostra linea. Al Senato è stata una guerra (in giornata Di Maio ha definito lo sblocca Italia un «commissariamento della democrazia», ndr ), ma allo stesso tempo sui singoli temi siamo sempre disposti a collaborare nell’interesse della collettività».
Ci sono state reazioni piccate in Ncd e in Forza Italia in queste ore per le convergenze in commissione Giustizia e sulla Consulta.
«Hanno reagito così perché sono abituati alla spartizione in ogni campo. Nel centrodestra in questo momento c’è una competizione al ribasso per catturare l’elettorato, ma il popolo del centrodestra non esiste più. Siamo in un’altra fase storica, c’è solo il popolo italiano».