Roberto D’Alimonte, Il Sole 24 Ore 6/11/2014, 6 novembre 2014
IL PREMIO ALLA LISTA RESTA SOLO UN’IPOTESI
Non ci sono ancora certezze sulle modifiche dell’Italicum, anche se alcuni tasselli si vanno sistemando. Questo è il senso dell’ennesimo incontro di ieri tra Renzi e Berlusconi. Il testo approvato alla Camera a marzo verrà cambiato. Non è una grossa novità.
Si era capito da un pezzo che c’erano aspetti critici che dovevano essere rivisti. Le soglie, per esempio. Una soglia dell’8% per avere seggi è oggettivamente troppo elevata per i partiti che vogliono presentarsi da soli. In Europa non esiste una soglia di sbarramento legale così alta. Questa soglia verrà abbassata. Ma il punto non è tanto questo. Nel testo approvato alla Camera le soglie sono due. Una per le liste singole e una per quelle che scelgono di coalizzarsi. Quest’ultima è fissata al 4,5 per cento. Dall’8% al 4,5% fa una bella differenza in termini di possibilità di ottenere seggi. Lo sconto è il meccanismo con cui si incentivano i partiti più piccoli a allearsi con quelli più grandi. Per Forza Italia è sempre stato un elemento cruciale dell’Italicum perché dovrebbe consentire a Berlusconi di giocare di nuovo un ruolo di federatore dei vari pezzi del centrodestra. Con lo sconto il Cavaliere può sperare di rimettere insieme un polo o una casa, come ai bei tempi.
Ma lo sconto ha senso se il premio di maggioranza previsto dall’Italicum può andare anche alle coalizioni di partiti e non solo alle liste singole. E invece qui sta la vera novità. Renzi vuole un Italicum senza coalizioni. Per questo il premio dovrebbe andare solo alle liste. Quindi, sparite le coalizioni, non c’è più bisogno della doppia soglia. Una soglia unica basta. Quale? Non si sa. Forse il 5 per cento. Soglia tedesca. Quella che in Germania è costata la rappresentanza ai Liberali e al nuovo partito anti-euro. Troppo alta per i piccoli partiti. Magari non per la Lega che oggi sembra avere il vento in poppa, ma certamente per il Ncd, Fdi e Sel.
La combinazione di soglia al 5% e premio alla lista rappresenta un incentivo molto forte verso il bipartitismo. Si capisce l’interesse di Renzi a procedere in questa direzione. È il capo di un partito che viene dato al 40% delle intenzioni di voto. Per vincere il premio direttamente, o per conquistare il passaggio al secondo turno, non ha bisogno di alleati. Ma perché Berlusconi dovrebbe accettare un meccanismo del genere che lo priva della possibilità di essere più competitivo? È una domanda che abbiamo già sollevato su queste pagine. E non ha una risposta razionale. È vero che il Cavaliere ha maturato da molto tempo una profonda avversione ai partitini, ma in questo momento il suo partito è al 15% delle intenzioni di voto. Può sperare di risalire la china, ma non al punto di poter sfidare credibilmente il Pd di Renzi senza alleati. Forse qualcuno dentro Forza Italia glielo sta facendo notare.
Questo spiegherebbe l’assenza di informazioni certe sull’esito dell’incontro di ieri. La decisione sul premio alla lista potrebbe essere ancora in alto mare.
Su altre questioni invece l’accordo sembra che sia stato raggiunto. Tra queste l’innalzamento della soglia del 37% per il ballottaggio. Nel testo attuale se un partito o una coalizione arriva a questa percentuale ottiene il premio di maggioranza tout court e il ballottaggio salta. È giusto alzare questa soglia al 40 per cento. Ed è ancora più giusto che chi vince al ballottaggio ottenga non il 52% dei seggi, come è previsto ora, ma almeno il 54 per cento. Pare che anche su questa modifica si sia trovato un accordo. Il 52% dei seggi vuol dire 321 deputati. Sono 5 più della maggioranza. Un margine troppo risicato per assicurare governabilità. Il 54% fa 340 seggi. Non sono una garanzia assoluta di stabilità, data la cultura politica dei nostri parlamentari, ma è decisamente meglio di 321.
Resta il nodo delle liste bloccate. Ma anche su questo punto si avverte un mutamento di opinione sia dentro Forza Italia, che fino ad oggi le ha sempre difese, sia tra le fila di Renzi che le ha finora accettate pur di fare l’accordo con Berlusconi. La soluzione dei soli capilista bloccati, di cui si è parlato in passato, non va bene. Pare che i protagonisti se ne siano accorti.
L’ipotesi allo studio è un modello misto. Una certa percentuale dei candidati sarebbero eletti con le preferenze e una altra con lista bloccata. Bisognerà vedere la soluzione tecnica scelta prima di poter esprimere una opinione su come funzionerà il sistema. Staremo a vedere. Per adesso speriamo che il timore di possibili elezioni anticipate subito dopo l’approvazione dell’Italicum non serva da alibi per rinviare tutto alle calende greche.
Roberto D’Alimonte, Il Sole 24 Ore 6/11/2014