Stefano Ardito, Il Messaggero 06/11/2014, 6 novembre 2014
IN VIAGGIO IN INDIA ALLA SCOPERTA DEI MILLE COLORI DEL RAJASTHAN, LO STATO DEI RE. IL ROSSO DEI SARI E DELLE MANI NEL BASSORILIEVO DEL FORTE DI JODHPUR, LE CASE BLU, L’OCRA DELLE MURA DI JAISALMER
All’ingresso del forte di Jodhpur, trenta mani color rosso sangue, a bassorilievo su un muro, ricordano una storia dolorosa. A lasciarle sono state le mogli del rajah Man Singh, che alla sua morte nel 1843 scelsero di seguirlo (o furono costrette a farlo) con il “sati”, il suicidio rituale, gettandosi nella pira funebre accanto a lui. I turisti guardano, scuotono il capo, scattano una foto e se ne vanno. Le donne di Jodhpur mormorano una preghiera, e fanno capire che quell’episodio è vero. Nel Rajasthan, come in tutta l’India, la bellezza è spesso frammista al dolore. Ma il colore che ha reso famosa Jodhpur è il blu. Dalle terrazze del forte e da molti altri luoghi, si scoprono le case dipinte che rendono la città unica. In passato potevano usarlo solo i brahmini. Poi l’uso del blu si è diffuso, anche perché sembra tenere lontani gli insetti. Tutto il Rajasthan, però, offre un’esperienza a tinte forti. Il rosso dei turbanti degli uomini. L’ocra delle mura di Jaisalmer, finalmente in restauro. Il giallo delle dune di Sam, che si percorrono a dorso di cammello al tramonto. Il bianco dei palazzi di Udaipur che si riflettono nel blu del lago Pichola. I mille colori dei sari delle donne, e delle decorazioni degli elefanti che salgono verso la fortezza di Amber.
LA STORIA
Per secoli il Rajasthan, lo “Stato dei Re”, è rimasto tra i luoghi più remoti dell’India. I suoi sovrani (Jai Singh che ha dato il nome a Jaipur, Udai Singh di Udaipur, Pratap Singh di Jodhpur) governavano regni di fatto indipendenti, si battevano ogni tanto tra loro. E facevano a gara nel trasformare i loro forti in palazzi sempre più eleganti. Nel 1947, dopo l’indipendenza dell’India, il nuovo confine con il Pakistan ha fatto del Rajasthan una terra di frontiera. I sovrani sono stati messi da parte, l’esercito ha costruito le sue basi, nel deserto il governo di New Delhi ha testato le sue bombe atomiche. E intanto il Rajasthan, vicino alla capitale e ad Agra, è diventato una mèta famosa.
Da Delhi, bastano mezz’ora di volo, o poche ore di ferrovia o di strada, per raggiungere Jaipur, dove meritano attenzione i bazar e i palazzi come lo Hawa Mawal, il “Palazzo dei venti”. Da scoprire il bizzarro e istruttivo Jantar Mantar, l’osservatorio costruito tra il 1727 e il 1734. I suoi edifici consentivano agli astronomi di re Jai Singh di seguire il Sole, di calcolare la posizione delle stelle e di predire le eclissi.
Mura e forti trasformati in palazzi, amati anche dai turisti indiani, accolgono in tutte le città del Rajasthan, da Jodhpur a Bikaner e a Jaisalmer. Il City Palace di Udaipur, che non ha più nulla della fortezza, è l’edificio più grande della regione e include due alberghi di lusso. Nei suoi giardini scorrazzano indisturbate le scimmie. L’isolamento rende ancora più solenni le fortezze di Amber, alle porte di Jaipur, e di Chittorgarh, espugnata per tre volte, con decine di migliaia di vittime, da eserciti arrivati da Delhi. Il palazzo di Bundi, in abbandono, è stato descritto da Kipling come “un’opera non dell’uomo, ma dei folletti”.
TRASFORMAZIONI
Tra i palazzi trasformati in albergo merita una sosta quello di Rohet, un’ora a sud di Jodhpur, dove l’odierno rajah accoglie di persona i visitatori, e dove hanno soggiornato e lavorato scrittori come William Dalrymple e Bruce Chatwin. Tombe, caravanserragli, palazzi e moschee del Cinquecento emozionano a Fatehpur Sikri, tra il confine del Rajahsthan e Agra. Chi ama i luoghi della fede trova templi hindu e moschee in ogni città, e può stupirsi di fronte ai santuari giainisti di Jaisalmer, al tempio dei topi di Deshnok e al santuario di Ramdev, un eroe medievale venerato dai musulmani e dagli hindu. La città-santuario di Pushkar, nota per i suoi templi di Shiva e Brahma, si anima nel mese lunare di Kartika (fino all’8 novembre) per la fiera dei cammelli cui partecipano 200.000 persone e 50.000 quadrupedi.