Federico Rampini, D, la Repubblica 1/11/2014, 1 novembre 2014
A MANHATTAN SE NON SEI RICCO QUELLA È LA PORTA
I mio sindaco Bill de Blasio è uno che fa cose di sinistra. Davvero. Da quando ha preso il posto di Michael Bloomberg (dal primo gennaio di quest’anno) la sua preoccupazione principale è stata questa: fare di NewYork una città meno ingiusta. Ce lo aveva promesso in campagna elettorale, e non si può dire che una volta arrivato al governo si sia rimangiato i suoi impegni, dall’aumento del salario minimo agli asili nido gratuiti.
Non tutto gli va liscio, anche perché la politica è fatta di compromessi, avversari che ti boicottano, burocrazie pesanti. Quello che lascia a bocca aperta, è il modo in cui gli straricchi di NewYork cercano di convivere con le richieste di questo sindaco. De Blasio gli sta entrando in casa, in un certo senso. Vuole che “coabitino” con chi ha molto meno di loro. Vi spiego di che si tratta, perché queste sono cose difficili da capire in Italia, ma anche nel resto degli Stati Uniti.
Già in passato, a NewYork era invalsa una politica progressista nella concessione delle licenze edilizie. L’applicava pure Bloomberg, miliardario certo non ostile agli interessi dei capitalisti, ma illuminato. L’approccio era questo: quando un grande gruppo di costruzioni edili andava dal sindaco a chiedere il permesso di tirar su dei nuovi grattacieli, il primo cittadino negoziava una contropartita. Diceva al costruttore edile: ti rilascio il permesso per un tot di nuovi grattacieli che ospiteranno uffici per banche o appartamenti di lusso; in cambio però t’impongo di costruire anche un tot di case popolari.
È un compromesso pragmatico, un modo concreto per sfruttare la sete di profitto dei palazzinari e metterla anche al servizio dei ceti meno abbienti che hanno bisogno di case a canoni moderati. Funziona abbastanza, ma con delle limitazioni. Finiva che i palazzinari costruivano sì le case a equo canone, ma sempre più lontane. La “gentrification”, l’invasione dei ricchi, ha continuato a trasformare la fisionomia di interi quartieri: prima l’UpperWest e il Village, poi Chelsea, poi perfino Harlem e le zone pregiate di Brooklyn come Dumbo eWilliamsburg. Quelli che lavorano a salario minimo, per trovare le case a basso canone devono spingersi nelle periferie estreme, con la conseguenza di tempi di trasporto sempre più lunghi per andare al lavoro.
Ed ecco dove entra in gioco de Blasio. Lui riprende la tradizione dei suoi predecessori, come loro usa le richieste di permessi di costruzione per negoziare contropartite. Ma stavolta cambia le regole del gioco. Il nuovo sindaco non si accontenta di imporre ai palazzinari un tot di case popolari da costruire dove cavolo gli pare a loro. Nossignori: la nuova disposizione è che gli alloggi popolari devono stare nello stesso grattacielo nuovo per il quale viene concessa la licenza edile. Tu vuoi tirar su un colosso con tanti appartamenti per ricchi, in un quartiere alto borghese di Manhattan? Io ti autorizzo, se dentro quel palazzo c’è una percentuale di appartamenti a basso costo, con canoni di locazione calmierati dal Comune, alloggi riservati a chi ha redditi bassi. E i costruttori sono costretti ad accettare. Tale è la loro sete di business, tanto alti sono i margini di profitto nel settore immobiliare newyorchese, che i costruttori preferiscono soggiacere a questo diktat del sindaco, piuttosto che rinunciare a un permesso di edificazione.
Ma come si fa a salvare capra e cavoli? È possibile avere dentro un immobile di lusso degli appartamenti di serie B senza che questo squalifichi l’insieme e faccia calare il valore del metro quadro? L’ingegno capitalistico ha trovato la soluzione. Ingressi separati. Proprio così. Tu de Blasio puoi anche obbligarmi a costruire dentro un grattacielo di 200 appartamenti un decimo di alloggi popolari. Ma non puoi controllare che il portone d’ingresso sia identico per tutti. E infatti non lo è.
Già prima, i grattacieli avevano due portoni: uno nobile per gli abitanti, un altro un po’ nascosto che è l’ingresso di servizio per i fattorini delle consegne, i traslocatori, le ditte che fanno riparazioni. Adesso nasce l’ingresso triplo. Il portone dei ricchi, il portone del personale di servizio, e infine il portone degli inquilini a basso reddito. Ancora non mi è chiaro cosa succederà con gli ascensori. L’ingegno della plutocrazia non ha limiti.