Federico Meretta, Nòva – Il Sole 24 Ore 5/11/2014, 5 novembre 2014
A NAPOLI, LA PELLE FATTA SU MISURA. SI CHIAMA SMARTISSUE ED È UNA CUTE ARTIFICIALE CON TUTTE LE PROPRIETÀ DI QUELLA UMANA
"La tua pelle su misura”. A prima vista può sembrare uno slogan pubblicitario per chi si occupa di cosmetica, ma in realtà c’è molto di più. La cute artificiale, infatti, non è più solo un sogno. In molti laboratori si lavora per realizzare il tessuto che ricopre il corpo umano in provetta e anche in Italia la ricerca è molto attiva: basti pensare ad esempio al lavoro del Center for Advanced Biomaterials for HealthCare (Cabhc) di Napoli, che fa parte dell’Istituto Italiano di Tecnologia. La struttura, diretta da Paolo Netti, si occupa di biomateriali concentrandosi su diverse linee di ricerca: da un lato si indaga sui meccanismi di comunicazione chimico-fisica e meccanica tra materiali artificiali ed entità biologiche, come cellule, biomolecole e tessuti, dall’altro si sfruttano queste conoscenze per far crescere tessuti in vitro, costruire nano-navicelle per il rilascio controllato di farmaci nel corpo o il trasporto di marcatori diagnostici, e per realizzare nuovi sensori biomolecolari utili alla diagnosi di malattie.
Certo è che, nell’ambito di studi così specifici nel mondo dell’ultrapiccolo, i primi risultati tangibili si vedono. Solo poco tempo fa i ricercatori partenopei sono riusciti a sviluppare uno strato di derma artificiale, ottenuto a partire da una cultura di cellule umane e attraverso metodi in vitro del tutto originali. Si tratta di un risultato di grande importanza, perché il Cabhc è uno dei pochi laboratori di ricerca al mondo in grado di realizzare tessuti umani tridimensionali in vitro, controllandone le caratteristiche e l’estensione durante la crescita.
«Un domani questo tessuto costruito in laboratorio potrebbe diventare fondamentale per il ricupero di ampie zone cutanee distrutte da ustioni o da gravi traumi: basterà semplicemente prelevare una piccola area di cute sana per poter sviluppare sull’impalcatura la quantità di tessuto necessaria, pronta per essere applicata sulla zona distrutta – spiega Roberto Cingolani, direttore scientifico dell’Iit –. Non va poi sottovalutato il fatto che, oltre alle possibili applicazioni nella medicina rigenerativa, i tessuti sintetici che il Centro riesce a realizzare o che produrrà in futuro possono essere utilizzati anche all’interno di ricerche tossicologiche, cosmetiche, farmacologiche e nutraceutiche, riducendo il ricorso alla sperimentazione animale».
Per portare avanti questo programma, secondo il modello Iit, i ricercatori napoletani stanno pensando alla nascita di una start-up, la SmarTissue, che possa commercializzare tessuti biologici cresciuti in vitro, con proprietà analoghe in termini di composizione biologica, biochimica e di caratteristiche meccaniche alla pelle umana. Questi tessuti potranno essere messi a disposizione di aziende operanti nel settore cosmetico, chimico e farmaceutico, dove sono necessari modelli di testing alternativi a quelli in vivo, ma realistici e affidabili per valutare la tossicità di agenti chimici o per identificare le proprietà cosmetiche di principi attivi e prodotti finiti. Oppure, e questo è l’aspetto più importante per la salute, essere utilizzati in campo medico-chirurgico per pazienti che necessitano di reimpianti di pelle.
Lo spin-off prenderebbe il via da una tecnologia proprietaria di Iit, che si basa su un processo di colture cellulari tridimensionali innovativo che prevede la realizzazione di una pelle composta da entrambi gli strati della pelle (derma ed epidermide) di provenienza umana. Sul fronte scientifico, infatti, SmarTissue potrà consentire lo studio di fenomeni cruciali attualmente complessi da interpretare come l’invecchiamento cutaneo, i danni da esposizione a raggi ultravioletti, le reazioni della pelle ad agenti chimici. (fe.me.)
Federico Meretta, Nòva – Il Sole 24 Ore 5/11/2014