Antonio Migliore, Il Fatto Quotidiano 4/11/2014, 4 novembre 2014
HONG KONG “PSYCO” IL MANAGER DI BANCA CHE DECAPITA LE DONNE
Sesso, soldi e sangue, un giro che rimanda alle avventure di Patrick Bateman, giovane banchiere a Wall Street, protagonista del romanzo di Bret Easton Ellis, American Psycho. Di giorno brillante professionista e di notte mostro omicida. Solo che la scena è Hong Kong, e i fatti tragicamente reali.
Il protagonista si chiama Rurik Jutting, banchiere britannico di 29 anni, una laurea a Cambridge conseguita nel 2008, e impiegato alla Bank of America Merril Lynch di Hong Kong. Jutting era stato arrestato a seguito del ritrovamento dei cadaveri di due donne, forse prostitute, la notte del 31 ottobre nel suo appartamento. Ieri l’autorità giudiziaria dell’ex-colonia britannica lo ha accusato formalmente di duplice omicidio. Poco mistero dunque, ma tanto orrore. Subito dopo la segnalazione da parte dello stesso Jutting, il corpo di una delle due vittime era stato trovato riverso nel salotto con evidenti ferite da coltello al collo e ai glutei. Dopo qualche ora la polizia ha scoperto il secondo cadavere, forse di una indonesiana, chiuso in una valigia, con la testa mezza decapitata.
SCENA DEL CRIMINE è il lussuoso appartamento dove il giovane banchiere viveva, nel distretto di Wan Chai, vicinissimo al quartiere finanziario della città cinese. Nell’abitazione sarebbero stati ritrovati anche sex toy e sostanze stupefacenti. Occhi puntati adesso sull’accusato e sulle sue abitudini: uomo d’affari di giorno e maniaco di notte. Dalle foto emerge il ritratto di un ragazzo composto, calmo. La famiglia lo avrebbe definito di carattere mite. Alcuni vicini hanno dichiarato ai media inglesi che sembrava un uomo molto triste, che non sorrideva né salutava mai. Sul suo smartphone l’ennesimo orrore: gli investigatori avrebbero ritrovato circa duemila immagini, tra cui anche foto del cadavere nella valigia. Secondo i giornali locali, la polizia sta proseguendo le indagini per accertarsi che non ci siano altre vittime.
L’intera vicenda ha suscitato particolare clamore a Hong Kong, poco abituata alle vicende di sangue. Nei primi sei mesi di quest’anno sono solo quattordici i casi di omicidio che si sono verificati nella città, mentre sono pochissimi gli stranieri coinvolti in questi crimini. L’ultimo episodio eclatante è avvenuto nel 2003, quando una donna americana, Nancy Kissel, condannata poi all’ergastolo, uccise il marito, anche lui funzionario di banca.