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 2014  novembre 05 Mercoledì calendario

PERISCOPIO

Renzi ha convocato gli operai a Palazzo Chigi. Questi però hanno preferito tenersi il casco in testa. MF.

Landini: «Renzi spieghi le botte ai lavoratori». Tranquillo, è tutto nel Jobs act. Spinoza Il fatto.

Com’è possibile che ogni proposta di riforma riesce ad acquietare la sinistra e l’intero Paese solo se, alla fine, non se ne fa nulla? (È ovvio che non stiamo entrando nel merito di ognuna, adesso). Francesco Piccolo. Corsera.

Alla Leopolda avrei voluto esserci anch’io. Perché, essendo tra quelli che sono arrivati prima di loro a pensare come loro, avrei desiderato incoraggiarli a non finire come noi. E per dirgli, con l’autorità, mi rendo conto, del vecchio reduce rincoglionito, attenti agli errori delle cose dette e non fatte o fatte solo a metà e male. La rivoluzione è una bestia che non richiede distrazioni o accomodamenti. Non è «moderata». Le Regioni ordinarie vanno pressoché chiuse non solo affamate, le regioni a statuto speciale vanno abolite, le province non devono essere mascherate, il Senato o non c’è o deve avere una logica istituzionale, le società pubbliche nazionali o quelle partecipate locali devono essere privatizzate e ridotte. E altro ancora. Che ce ne facciamo di 15 giudici supremi? Che ce ne facciamo del Consiglio superiore della magistratura dove un procuratore capo fa una interurbana per mandare a orinare chi crede, anche se non gli scappa? A che serve un presidente della repubblica anfibio, metà garante e metà protagonista politico? Forse ci vorrebbe un’opposizione per sollevare questi e altri problemi. Marcello Pera, ex presidente del Senato. Libero.

Monica Mogherini, ministero degli esteri della Ue, non gode di buona stampa internazionale. Per il Financial Times la sua «è una scelta deludente»; «sbagliata». Secondo Le Monde il rischio è di ritrovarsi di fronte a una «Ashton 2» l’inconcludente inglese che ha preceduto la Mogherini nel ruolo e che era assolutamente non all’altezza rispetto ai compiti da svolgere. Anche Wall Street Journal e Der Spiegel l’hanno rosolata ben bene. Carlo Di Foggia. Il Fatto.

Disapprovo tutto del Sessantotto e non mi piace nulla di ciò che Mario Capanna fu e rappresentò a quel tempo, in particolare disordini nelle piazze e sprangate sulle teste. Ma perché non devo riconoscergli che è cambiato e che ora ha imparato a rispettare le idee altrui e le scatole craniche che le contengono? Non eravamo noi ad aver ragione. Era lui ad aver torto. E a un figliol prodigo vanno sempre spalancate le porte, come insegnava quel Tale. Vittorio Feltri e Stefano Lorenzetto, Buoni e cattivi. Marsilio

Per facilitare l’elezione di Luigi Zanda, oggi capogruppo del Pd al Senato, ieri bersaniano di ferro e oggi renziano di ferro, da sempre antiberlusconiano a prescindere, in suo sostegno si mosse Cossiga. Secondo una ricostruzione mai smentita Cossiga pregò l’amico Berlusconi, allora premier, di non ostacolare la vittoria alle elezioni del suo pupillo. Il Cavaliere, tre volte buono, accettò. Fu così che il centrodestra finse di non trovare le firme necessarie per candidare a Frascati un proprio uomo e Zanda rimase l’unico in lizza. Prese la totalità dei suffragi, ma con la più bassa percentuale di partecipazione al voto della storia d’Italia: il 6,7% degli aventi diritto. In pratica un laticlavio in dono, come quello di Caligola al suo cavallo, per la dabbenaggine del Cav, poi ripagato da Zanda, come sappiamo. Giancarlo Perna. Il Giornale.

L’età dell’oro non è mai esistita; tutti lo sappiamo eppure l’ecologia è una scienza che siamo riusciti per leggerezza a far diventare mito e leggenda. Quando esistevano meno città industriali c’erano più fogne a cielo aperto e tubercolosi per strada. Non mi risulta per la verità che il contadino sia «sano come un pesce», né che i pesci lo siano davvero; penso che se la gente di campagna ha qualche resistenza in più ai disagi è solo perché la selezione naturale permane durissima e quelli che le sopravvivono, sono obiettivamente i più forti. Vittoria Ronchey, Figlioli miei, marxisti immaginari. Rizzoli.

L’età ha sempre giocato scherzi prospettici deformanti: al ginnasio si guardavano quelli del liceo come adulti. Quando appresi che Sandokan aveva 40 anni smisi di leggerlo perché mi sembrava un’infamia farlo lottare, a quell’età, con tigri e giaguari. Luca Goldoni, Viaggio in provincia, Roma inclusa. Mondadori, 1984.

I tedeschi sono un popolo di turisti da cui non ci si può aspettare nulla; gli inglesi si sono macchiati di crimini altrettanto orrendi di quelli compiuti dai tedeschi. C’è stata sulla BBC una trasmissione sul rimpatrio forzato dei cosacchi in Russia, con loro successivo sterminio da parte di Stalin. Raramente ho ascoltato qualcosa di così terribile. Per certi aspetti, peggio di Auschwitz. Lo ha ordinato, questo rimpatrio forzato, lo stesso Eden per accattivarsi Stalin.Il generale inglese che ha eseguito gli ordini ha ripetuto tre volte che si trattava di un unpleasant task (compito ingrato). Ci furono innumerevoli suicidi e molte madri uccisero i propri figli dalla disperazione. Ho perso le mie illusioni sugli inglesi. Per trent’anni hanno occultato la tremenda verità. Emil Cioran, L’agonia dell’Occidente. Bietti.

Il talento è un dono, se ce l’hai lo devi conservare. Il buon Dio non te lo dà una seconda volta. Chi ne aveva tantissimo e lo ha dissipato è stato Walter Chiari. Ha buttato via tutto. Ma non ho mai incontrato un uomo più generoso di lui. Lavorammo insieme con Franca Valeri che era l’opposto di lui. Meticolosa, perfetta come la lancetta di un cronometro. Colta e sofisticata. aveva innalzato il pettegolezzo all’arte dell’intrattenimento. Gianrico Tedeschi, attore. la Repubblica.

E poi c’erano frotte di monelli infagottati in sciarpe di ruvida lana multicolore, teppisti dal floscio cappello a visiera, soldati dai cappottoni turchini e in capo da busta con le lunghe punte, damine impettite su gonne cilindriche come bottiglie che traversavano la Galleria sotto venerabili cappelli, cani volpini e spinoni di razza e tosature quasi estinte. Luigi Santucci, Orfeo in Paradiso. Mondadori.

In Italia, fino alla caduta del Muro di Berlino, e anche un po’ oltre, se non eri di sinistra non eri nessuno. Ma se non eri nessuno, e diventavi di sinistra, eri qualcuno. Roberto Gervaso. Il Messaggero.

Paolo Siepi, ItaliaOggi 5/11/2014