M. Ga., Corriere della Sera 5/11/2014, 5 novembre 2014
L’AGENDA DEI REPUBBLICANI CHE HANNO CONQUISTATO ANCHE IL SENATO USA: INTERVENTISMO IN POLITICA INTERNAZIONALE, DEREGULATION E RIDUZIONE DEI VINCOLI AMBIENTALI, ACCORDI DI LIBERO SCAMBIO CON L’UE E GLI ALLEATI ASIATICI E DEL PACIFICO
I repubblicani sognano, con una loro vittoria elettorale, di spingere gli Stati Uniti a essere più interventisti sulla scena internazionale, a partire dalla Siria e dalla presenza in Iraq, ma quella dell’uso delle forze armate è l’area di più stretta pertinenza del presidente che è anche «commander-in-chief». Sono altre le aree nelle quali un Congresso controllato dai conservatori potrebbe tentare di rimettere in moto il processo legislativo.
L’agenda repubblicana è fitta di proposte su deregulation, sostegni alla produzione di energia, riduzione dei vincoli ambientali e, soprattutto, accordi di libero scambio con la Ue e gli alleati asiatici e del Pacifico. Qui preme anche Obama: forse è l’unica cosa che vedremo davvero realizzata.
Il leader dei conservatori al Senato, Mitch McConnell, vuole sottrarre all’Epa, l’agenzia federale per l’ambiente, il potere di imporre alle compagnie elettriche una riduzione delle emissioni delle loro centrali a carbone. Ma se accadesse, Obama userebbe i poteri presidenziali di veto. I repubblicani vorrebbero, poi, dare il via libera al Keystone XL, l’oleodotto transamericano che dovrebbe portare il greggio dell’Ovest canadese fin nell’Est degli Stati Uniti. Un progetto sul quale Obama ha rinviato ogni decisione dopo che gli ambientalisti e una parte del suo partito hanno cominciato ad osteggiarlo, temendo l’impatto inquinante delle sabbie bituminose della regione dell’Alberta.
Tornando al lavoro a metà novembre, poi, il vecchio Parlamento (quello nuovo entrerà in carica il 2 gennaio) dovrebbe rinnovare subito le misure temporanee del bilancio federale che scadono l’11 dicembre. Qui i repubblicani sono incerti se limitarsi ad autorizzare altri finanziamenti-tampone o se provare a forzare subito puntando su un taglio consistente della spesa sociale. Un’altra scadenza importante sul fronte del bilancio arriverà a marzo, quando il Congresso sarà chiamato di nuovo ad alzare il tetto del debito federale: un’altra occasione per tentare un scambio con nuovi tagli di spesa. Ma il deficit pubblico è molto calato negli ultimi due anni e il Paese non percepisce più un’emergenza di finanza pubblica.
E, comunque, veto presidenziale a parte, anche in un Senato a maggioranza repubblicana, i democratici avrebbero sempre la possibilità di bloccare tutto facendo ricorso al filibustering : a parti invertite si ripeterebbe quello che abbiamo visto accadere fin qui. E la paralisi continuerebbe.