Michele Pignatelli, Il Sole 24 Ore 5/11/2014, 5 novembre 2014
IRLANDA DA CENERENTOLA A CAMPIONE DI CRESCITA
Da Cenerentola a principessa il passo non è breve, tanto più in un’Europa che fatica a uscire dalla crisi. A questo somiglia però il percorso dell’Irlanda, certificato ieri dalle previsioni di autunno della Commissione Ue: crescita 2014 a +4,6%, +3,6% nel 2015, in entrambi i casi migliore performance dell’Unione europea. Non male per un Paese che nel 2010, dopo il collasso del settore bancario seguito allo scoppio della bolla immobiliare, aveva dovuto ricorrere - secondo dopo la Grecia - agli aiuti internazionali: 67,5 miliardi di prestiti Ue-Fmi in tre anni e un duro percorso di risanamento, sorvegliato dalla troika, da cui Dublino è uscita nel dicembre scorso.
Colpisce, pur tenendo conto delle brusche oscillazioni di un’economia piccola come quella irlandese, la correzione al rialzo rispetto all’outlook di primavera, quando per Dublino si prevedeva "solo" una crescita dell’1,7% nel 2014. Il grande balzo è stato favorito dall’export, tradizionale motore dell’economia celtica, che ha beneficiato del buon andamento di due dei suoi principali partner, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna; ma ad alimentarlo ha contribuito anche la ripresa della domanda interna, compresi i consumi privati (+1,4% quest’anno), dopo anni di austerity che l’avevano depressa.
Dalla pagella di Bruxelles arrivano anche altre note positive. Sul fronte dei conti pubblici prosegue il percorso di rientro del deficit, che scenderà quest’anno al 3,7% del Pil e nel 2015 al 2,9% (era al 12,6% nel 2011), nonostante nel budget per l’anno prossimo il governo si sia concesso qualche taglio fiscale o incremento di spesa. Quanto al debito, che nel 2013 aveva toccato un picco del 123,3%, scenderà quest’anno al 110,5% e al 109,4% l’anno prossimo (in questo caso entrano però in gioco anche benefici contabili legati alla liquidazione della Irish Bank Resolution Corp). Continua infine il calo dei disoccupati, con il tasso di senza lavoro che scenderà quest’anno all’11,1%, per poi attestarsi al 9,6% nel 2015: un netto miglioramento rispetto al 15% sfiorato negli anni di crisi.
Tutto bene, dunque? Non ancora, se è vero che la fiducia dei consumatori è calata in ottobre, segno che la popolazione ancora non sente i benefici della ripresa. Come peraltro hanno confermato le quasi 100mila persone scese in piazza sabato in diverse città per protestare contro la nuova tassa sull’acqua, coda di un’austerity ancora molto indigesta.
Il governo intanto incassa i complimenti di Bruxelles («Congratulazioni Irlanda!», ha detto ieri il vicepresidente della Commissione Ue, Jyrki Katainen) e procede secondo la sua tabella di marcia, che prevede ora un pagamento anticipato dei prestiti dell’Fmi, diventati troppo onerosi (l’interesse è circa del 5%) rispetto agli attuali tassi di mercato. A questo scopo è stato collocato ieri un nuovo bond a 15 anni, attraverso una vendita in syndication gestita da Citi, Danske Bank, Davy, Morgan Stanley, Nomura e Royal Bank of Scotland. A fronte di un importo di 3,75 miliardi di euro, sono stati ricevuti ordini per 8,4 miliardi. Il bond, con scadenza maggio 2030, avrà un rendimento del 2,52%, inferiore all’equivalente titolo britannico.