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 2014  novembre 05 Mercoledì calendario

GLI EX DS: «A MATTEO NON DIAMO UN EURO»

Quanto costa il Pd? Circa 20 milioni l’anno tra dipendenti, sedi e altro. Una bella cifra, coperta solo in parte dall’autofinanziamento, «appena» 8 milioni. Così con l’abolizione del finanziamento pubblico e il crollo del tesseramento, il Nazareno deve fare di necessità virtù e ricorrere alle classiche cene di finanziamento. Due in programma questa settimana: una domani a Milano al The Mall e una venerdì a Roma nella Sala delle Colonne all’Eur.
Invitati dal tesoriere Francesco Bonifazi tutti i parlamentari Dem, ciascuno dei quali dovrà portare imprenditori disposti a sborsare mille euro per cenare con Matteo Renzi, che all’assemblea dei gruppi parlamentari spiega: «Dalle cene di autofinanziamento dovremmo recuperare circa un milione di euro che aiuterà a tutelare i lavoratori del Pd». La «prevendita» sta andando bene, nonostante le defezioni polemiche di molti esponenti della minoranza bersaniana, tra cui Lauricella, Carra, D’Attorre, Chiti, Mineo, Civati e Stumpo. Così qualche renziano dovrà fare il bis, come Carbone.
Che non sia un bel momento per le casse Dem lo dimostra lo scontro sui beni dei Ds: 2.399 immobili e un centinaio d’opere d’arte di proprietà di una rete di 57 fondazioni costituita e gestita dal tesoriere Ds e attuale senatore Pd Ugo Sposetti per un valore di oltre mezzo miliardo di euro. Un patrimonio messo al sicuro al tempo della fusione con la Margherita e della costituzione del Pd. I Ds hanno oltre 150 milioni di debiti - frutto soprattutto de L’Unità - nei confronti delle banche. Ma il patrimonio è inattaccabile grazie al conferimento nelle fondazioni.
Un tesoro su cui Renzi da tempo vuol mettere le mani. La situazione è semplice: in 7 anni di vita il Pd è stato tenuto lontano dal patrimonio Ds. Eppure, quegli immobili che una volta ospitavano le sezioni rosse, oggi ospitano i circoli Pd. In alcuni casi non pagano un euro d’affitto, in altri casi sì, circa trecento euro al mese. In altri ancora, canoni salatissimi, praticamente a prezzo di mercato. Alcuni circoli non ce la fanno più e sono costretti a chiudere. Ma al tesoro dei Ds guardano anche i dissidenti Pd: in caso di scissione quel patrimonio sarebbe un’ottima base per costruire un partito.
La battaglia finale tra Renzi e le fondazioni ex Ds sul patrimonio immobiliare è così cominciata. Il tesoriere Bonifazi ha così convocato a Milano una riunione per riportare sotto il controllo del Nazareno il tesoro diessino. All’ordine del giorno gli esosi affitti che le fondazioni fanno pagare al Pd. La questione va affrontata «in modo maturo», spiegano dal Pd. Ma le fondazioni non vogliono cedere: «A Renzi e Bonifazi non diamo un euro». È il caso di una delle più importanti, la «Fondazione 2000» che detiene 150 immobili nell’ex capitale dell’impero diessino: Bologna. La cassaforte del partitone Pci-Pds-Ds che fu. Molte fondazioni sono collegate a società immobiliari di prprietà Ds che gestiscono ciascuna decine di immobili affittati ai circoli Pd. Un partito vivo che paga la pigione a uno defunto.