Fabio Cavela, Corriere della Sera 5/11/2014, 5 novembre 2014
QUELLE ACCUSE DEGLI 007 INGLESI AI SOCIAL MEDIA
Robert Hannigan non è un tipo qualsiasi. Da pochi giorni dirige l’agenzia britannica dello spionaggio elettronico, il Government Communications Headquarters (Gchq), l’intelligence che si occupa di intercettare e decrittare le comunicazioni via computer, via cellulare, via tablet. Nel centesimo anno di vita del Gchq, abbandonando la consuetudine di coprire ogni attività di questa branca dei servizi segreti (fino a qualche tempo fa lo era persino il nome del suo capo), Robert Hannigan ha scritto un articolo sul Financial Times per puntare l’indice contro Facebook, Twitter e WhatsApp che sono divenuti indirettamente «rotte in grado di agevolare il crimine e il terrorismo», addirittura «network di comando e di controllo della linea d’azione dei criminali e dei terroristi». Le osservazioni di Hannigan hanno un fondamento. E la storia recente dell’Isis, dei proclami e dei video lanciati in Rete dimostra quanto l’estremismo politico e religioso siano oggi allenati nell’utilizzo delle tecnologie e nella manipolazione della platea mondiale degli internauti. Scontato dunque che l’intelligence si ponga pubblicamente il problema di come individuare i soldati del radicalismo. Ma occorre che le strategie di contenimento siano chiare e trasparenti. E’ vero che i colossi del tech hanno criptato in modo severo i loro codici, rendendo molto difficile alle agenzie investigative l’ingresso e il controllo dei sospetti. Ed è vero che un accordo per disciplinare questa attività è necessario e urgente. Non bisogna però dimenticare che gli sbarramenti sono stati posti dopo gli sconfinamenti compiuti dalle intelligence americana e britannica che in passato hanno violato i confini della riservatezza di migliaia di persone per niente affiliate al terrorismo o alla criminalità. Togliere all’Isis l’arma del web va bene. Discutere sulla privacy, senza trasformarla in un dogma inespugnabile, può andare altrettanto bene. Purché si pongano paletti efficaci contro le tentazioni di censura generalizzata e soprattutto contro le deviazioni di cui le tradizioni dei servizi segreti sono piene.