Jacopo Frenquellucci, pagina99 1/11/2014, 1 novembre 2014
FRODI, DROGA E ARMI IL LATO OSCURO DEL WEB
Anche nella rete la selezione naturale fa il suo corso, e ora in cima alla catena alimentare del contrabbando sul dark web si è issato un nuovo predatore, Evolution, che al contrario del suo predecessore, Silk Road, non ha nessun scrupolo etico ma si fa forza di una maggiore difesa nei confronti di hacker e truffatori.
A dare il via a questo cambio al vertice è stata la giustizia americana, che il 2 ottobre 2013 ha imposto la chiusura di Silk Road, il primo e più famoso blackmarket, arrestato il suo fondatore Ross William Ulbricht e sequestrato 3,6 milioni di dollari in bitcoin, a fronte però di un volume d’affari, nel periodo tra febbraio 2011 e luglio 2013, da 1,2 miliardi di dollari con ricavi in commissioni per 79,8 milioni. Il portale è tornato online il 6 novembre 2013 grazie al lavoro di alcuni collaboratori di Ulbricht, poi anche loro arrestati entro la fine dell’anno.
Non è stato però lo scontro con le forze dell’ordine a costringere la piattaforma a cedere, lo scettro, semmai il gruppo di hacker che a febbraio 2014 ha compromesso il sistema di depositi di garanzia del sito, attraverso cui transitavano i fondi nel passaggio tra venditore e acquirente. Il totale sottratto è stato di 2,7 milioni di dollari, e per ripagare tutti gli utenti gli amministratori hanno rinunciato alla loro percentuale su ogni affare concluso: secondo Defcon, l’attuale responsabile, era una manovra necessaria per «riportare la fiducia giustamente persa in quella che è una comunità». Gli esiti non sono stati quelli sperati, se è vero che a settembre il sito era scese, dopo tre anni di dominio incontrastato, al terzo posto per quantità di prodotti in vendita secondo Vault43, società che si occupa di analizzare in tempo reale il mercato del dark web – che comprende tutte le pagine che non sono raggiungibili attraverso i comuni browser e non è da contendersi con il deep web, l’insieme ben più ampio di tutte le pagine non indicizzate dai motori di ricerca.
Davanti a Silk Road, che al momento conta poco più di 11.000 inserzioni, si piazzano infatti Agora, con 15.500 annunci, ed Evolution, primo della lista con quasi 16.000. Le nuove voci grosse del mercato presentano due innegabili vantaggi rispetto al precedente leader: mettono in vendita armi di ogni genere, fucili d’assalto compresi, e non hanno mai subito attacchi informatici significativi. Agorà è già in flessione rispetto ad inizio 2014, e la ragione è da spiegarsi nella crescita vertiginosa di Evolution, che a maggio non superava le 5.500 offerte. Questo nuovo marketplace – il lancio risale a gennaio di quest’anno – ha dalla sua una maggiore affidabilità (è online il 96% del tempo contro l’81% di Agora), commissioni più basse (3% contro il 5% di Silk Road) e soprattutto più sicurezza e molta meno morale.
Silk Road può infatti farsi vanto di un’etica, pur operando nella totale illegalità: escludendo gli stupefacenti, che comunque sono più del 90% del volume di affari e vengono giustificati con «Il fondamentale diritto umano alla libertà di scelta», è assolutamente vietata la vendita di tutto ciò che possa causare o abbia causato vittime. Al contrario su Evolution non ci sono regole, se non una, fondamentale: «Se è troppo bello per essere vero, allora quasi sicuramente non è vero». Per il resto, vale tutto: un utente può comprare a2.500 euro un Uzi, la pistola mitragliatrice in dotazione all’esercito israeliano, così come riciclare denaro sporco con un compenso al facilitatore del 25 per cento. Con un click, e 12.000 euro, si recuperano i documenti per emigrare in Europa con un falso passato da perseguitato politico, ma solo se provenienti da un Paese, del terzo mondo, specifica il rivenditore che garantisce «la cittadinanza entro sei mesi», mentre bastano 4.500 euro per creare una società offshore e anonima in un paradiso fiscale e 700 euro per ricevere a casa 4.000 dollari falsi in banconote da 20 di ottima qualità, considerando il 99,6% di feedback positivi.
Ma se tutto ciò si poteva trovare anche su altri mercati già esistenti, sono invece una novità il kit, in sconto a 1.500 euro, per donare i bancomat, che comprende lettore di schede da sostituire all’originale e telecamera nascosta, o la possibilità di ingaggiare, per una cifr atra i 200 e i 1.000 euro a seconda della difficoltà dell’operazione, un hacker che violi un database, non importa a quale scopo. Il fondatore di Silk Road ripeteva continuamente di «non tollerare alcuna truffa, perché noi non siamo criminali ma rivoluzionari che vogliono sovvertire un sistema economico»: su Evolution invece un elenco di cinque milioni di indirizzi mail da inondare di posta indesiderata è in vendita a meno di 400 euro, ed è addirittura stata creata una apposita categoria (che è oltretutto la seconda per numero di inserzioni) per le frodi, dove si offrono account Paypal pronti per essere ripuliti così come portafogli digitali, appena “scippati”, rigonfi di Bitcoin. Il portavoce del portale, Boogie, nemmeno ha provato a difendersi: «Anche altri siti lo fanno, ma nessuno punta il dito contro di loro», ha dichiarato, «a noi interessa solo offrire un ambiente sicuro dove effettuare operazioni commerciali, e la soddisfazione di utenti e rivenditori dimostra che lo stiamo facendo bene».
Più della varietà dell’offerta, infatti, è la sicurezza ad essere il punto di forza di Evolution, che ha dimostrato di saper eccellere dove Silk Road aveva fallito: proteggere ciò che più conta, il denaro degli utenti, nella terra di nessuno dei mercati neri. Il sito infatti è stato il primo ad adottare su larga scala il sistema multi-signature per i pagamenti: non più semplici depositi di garanzia, ma una “serratura” a più mandate che da il via al pagamento solo quando almeno due delle tre parti tra venditore, acquirente e intermediario, solitamente un membro dello staff, acconsentono ognuno attraverso una doppia chiave. Evolution è poi al riparo dalla maggior parte dei Ddos, gli attacchi informatici che mirano a interrompere gli accessi generando una quantità non assolvibile di richieste di collegamento: esiste infatti una rete di dieci domini alternativi appositamente creati per le emergenze.
Resta da vedere se e come Evolution potrebbe affrontare una eventuale azione della Fbi: secondo la linea difensiva di Ulbricht, Silk Road è caduta non per una falla nel sistema, come sostengono i federali, ma a seguito di un vero e proprio attacco hacker, e questa tesi viene confermata dalla quasi totalità degli esperti di sicurezza informatica, come riporta l’edizione americana di Wired. Del resto, sostengono i legali di Ulbricht (per la cui difesa è stata organizzata una raccolta fondi che ha già superato i 160.000 dollari), la corte a cui è stato affidato il caso ha respinto l’appello al quarto emendamento, che tutela i cittadini dalle violazioni irragionevoli della privacy e della proprietà privata da parte del Governo, non nel merito ma nascondendosi dietro a un tecnicismo, cioè l’impossibilità per l’imputato di dimostrare la sua proprietà dei server dislocati in Islanda.
Il suo tallone di Achille è stata la popolarità: in una decina di Paesi sono state arrestate persone che avevano inavvertitamente lasciato tracce dei loro acquisti di stupefacenti, e due senatori statunitensi, Chuck Schumer e Joe Manchin del Partito democratico, attraverso atti ufficiali già a partire dal 2011 avevano sollecitato l’intervento del Dipartimento antidroga. In un mercato sempre crescente, nemmeno Evolution è riuscito a rimanere lontano dai riflettori: l’associazione americana conservatrice Digital Citizens Alliance, che secondo Consumers Internationai conta tra i propri lobbisti anche Microsoft, l’ha già indicato come il prossimo grande pericolo per la rete e ha chiesto a gran voce interventi «con ogni mezzo», esattamente quanto già accaduto con Silk Road.