Massimiliano Parente, Il Giornale 1/11/2014, 1 novembre 2014
LA BATTAGLIESSA DELLA PRESIDENTESSA SULLE ARTICOLESSE
Cara Presidentessa Boldrini, lei ha ragione quando si batte per il linguaggio di genere e afferma che è una questione importantissima. Infatti, tanto per cominciare, le do del lei, per rispetto e perché darle del tu già mi suona troppo fallico. Non voglio fare errori.
Vorrei piuttosto congratularmi, il suo impegno è un bel passo avanti rispetto alla Fornero, la quale si era limitata ad abolire gli articoli: o Fornero, o ministro Fornero, tutto qui. Né «il» né «la». Invece è giusto che tutto sia declinato al femminile: l’ingegnera, la direttora, la magistrata. Fino ad arrivare alla biologia: non potrà accettare di essere inclusa nella specie homo sapiens? Ciò suona molto discriminatorio. Cosa si potrebbe trovare? «Omessa» può andar bene?
Senza contare che lei, esimia presidentessa la Boldrini, si professa cattolica. E anche lì, mi scusi se mi permetto, deve darsi da fare, andare a parlare con l’Accademia della Crusca non serve a niente. Voglio dire, non se n’è accorta? Mancano le pretesse, le sacerdotesse, e gli apostoli erano dodici all’ultima cena, tutti maschi e chiusi in una stanza, le donne non potevano entrare. Ecco, se i requisiti di una candidata papessa non li ha lei chi ce li ha? Lei è buona, vuole accogliere cristianamente tutti gli immigrati, è contro la ricchezza di pochi e per la povertà di tutti gli italiani. E per voi credentesse, Dio non sarà certo un maschio, le pare? Vogliamo riformare questa discriminazione? Solo che la Dia da noi è già la Direzione Investigativa Antimafia. Insomma, si dia da fare, vada a fondo della questione, c’è da lavorare molto. Altrimenti sarà una grande presidentessa, ma resta comunque una costola di Adamo.