Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  novembre 02 Domenica calendario

LA RIVOLUZIONE DI MARIA PIA: DA GOMORRA AL TEATRO DRIVE-IN


ROMA Un bel salto per Maria Pia Calzone. Da donna tutta d’un pezzo del boss camorrista, in Gomorra su Sky, a prof universitaria di Filosofia che si lascia umiliare, anzi cerca di essere umiliata da un ex detenuto.
Dalla tv di qualità, a un progetto del tutto innovativo come il teatro drive-in. In Gomorra l’hanno fatta morire, non parteciperà alla seconda serie e le va bene così: «È un team formidabile, ma la gente cominciava a chiamarmi come il mio personaggio, Donna Imma. Dopo quel successo tutti mi dicevano di stare attenta, di valutare bene le proposte. La mia vita non è cambiata, ho acquistato solo più sicurezza».
Lei prima stava pensando di smettere di recitare... «Sì, ora il lavoro è cresciuto e devo solo organizzarmi meglio, ho un figlio di sei anni. Non volevo mettermi sulla scia di Gomorra, non ho nessuna fretta né ansia; ho preferito rischiare, fare una scelta di cuore accanto a Francesco Montanari (lanciato nella serie tv di Romanzo criminale ) in un progetto assolutamente innovativo: il teatro drive-in. Con Francesco ci siamo detti: buttiamoci, sarà bellissimo o non varrà niente».
L’artefice, come autore e regista, è Dario D’Ambrosi, una persona fuori da ogni schema, amante della provocazione, è l’inventore del Teatro Patologico, abituato a saltellare sopra le righe (qui parla di «perversione del dramma»), ha fatto della follia il tema della sua vita artistica. Lo spettacolo si intitola Bestialità e debutta domani non in una sala, ma al parcheggio di Monteverde, in largo Martin Luther King. Gli spettatori verranno fatti accomodare in automobili e lì, dotati di cuffie, seguiranno la pièce, che ha un linguaggio violento, immediato, cinematografico.
«Gli spettatori saranno in una condizione voyeurista, chiusi nella claustrofobia dell’auto, anch’essi a disagio, seduti accanto a persone che non necessariamente conoscono, è come se ci stessero fisicamente addosso», racconta l’attrice. I due personaggi vengono da mondi diversi, si conoscono in una chat sul web e si incontrano in un parcheggio. La donna in passato ha subito violenza sessuale e i suoi nodi irrisolti nascono da quel trauma; si tagliuzza il braccio, è autolesionista, «non ci sta con la testa». L’uomo, l’ex rapinatore, si sente inferiore, vorrebbe parlare, lei taglia corto: siamo qui per fare sesso (ma non si vedranno nudi in scena, cioè al parcheggio). Due veri poliziotti irromperanno per ordinare di spostare le macchine, diranno che qualcuno ha telefonato alla Centrale e si è lamentato. Per Maria Pia Calzone, le cose finiranno male. Sempre questo destino le riservano... «Mi diverte molto, sono personaggi estremi che hanno una parabola».
Il teatro drive-in può essere un prototipo? Per D’Ambrosi, «la gente a teatro si annoia e questa esperienza potrà essere ripetuta»; per Maria Pia, «come attrice quando siedo in platea riconosco l’impegno e la fatica che ci sono dietro, però è vero, spesso si vedono lavori incomprensibili».
Lo spettacolo, già rappresentato a New York, verrà poi installato nei parcheggi di altri quattro quartieri romani: Eur, Testaccio, Ponte Milvio, Nomentana. Ogni volta bisogna chiedere il permesso a un municipio diverso. Le nuove performance hanno un sovrappeso di burocrazia.