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 2014  novembre 02 Domenica calendario

GLI STIPENDI IN ITALIA AUMENTA IL DIVARIO RISPETTO AGLI UOMINI


Goldman Sachs ha stimato che la parità di genere tra gli occupati potrebbe produrre incrementi del Pil del 13% nell’Eurozona e del 22% in Italia e nei Paesi più lontani dall’uguaglianza. Nessuno ha ancora calcolato, invece, quali frutti darebbe la parità di stipendio tra gli occupati.
Ce ne sarebbe bisogno? Sì. Altrimenti non si spiega perché quest’anno la Commissione europea abbia fatto cadere, per il secondo anno consecutivo, la Giornata per la parità retributiva nell’ultimo giorno di febbraio: è come se le donne lavorassero gratis per i primi due mesi del calendario.
Eurostat dice che in Italia il divario salariale uomo-donna ( gender pay gap ) è del 6,7%. Una tendenza, purtroppo, in salita: era del 4,9% nel 2008, del 5,5% nel 2009, fino al 6,7% del 2014. Sarebbe (abbastanza) confortante, se il campione preso in esame dalla Commissione europea non fosse di donne perlopiù laureate, dunque con una competenza misurabile, escludendo però quelle che svolgono mansioni più umili e meno retribuite.
Od&M Consulting, invece, società che fa capo a Gi Group, ha analizzato gli stipendi di quasi 400 mila lavoratori dal 2009 a oggi. E qui, guarda caso, si scopre che la differenza di stipendio raggiunge il 15% tra gli impiegati e il 10% tra gli operai. E va peggio subito dopo la laurea. L’ultimo rapporto di Almalaurea calcola che un anno dopo aver completato gli studi universitari i ragazzi guadagnano il 32% in più rispetto alle ragazze: 1.194 euro contro 906.
Interpellata al proposito dal Corriere della Sera qualche mese fa, Simona Cuomo, dell’Osservatorio sul Diversity Management della Sda Bocconi di Milano, ha fatto notare: «Le donne in materia di stipendi sembrano condannate all’inadeguatezza: se non chiediamo l’aumento siamo considerate poco determinate e consapevoli; se lo chiediamo, l’assertività viene scambiata per arroganza». E il gender pay gap resta.