Fabrizio Roncone, Corriere della Sera 2/11/2014, 2 novembre 2014
LANZETTA, MINISTRO INVISIBILE: MA NON CREDO VI SIATE PERSI GRANCHÉ
[Intervista a Maria Carmela Lanzetta] –
Telefonano dall’archivio del Corriere : «No, niente, zero: della ministra Lanzetta non abbiamo trovato traccia. Né articoli, né interviste... e nemmeno una foto recente».
Eppure la responsabile degli Affari regionali e delle Autonomie da mesi entra a Palazzo Chigi e, regolarmente, partecipa a tutti i Consigli dei ministri (ci sono testimoni oculari).
Però non parla, non dichiara, non va in tivù.
Cosa fa, di preciso, Maria Carmela Lanzetta?
Questo è il numero del cellulare che usava quando era sindaco di Monasterace, in Calabria. Vediamo se è ancora buono.
(Risponde dopo quattro squilli. In sottofondo, il rumore del mare. Lei subito disponibile, persino spiritosa ).
«Sta cercando il cosiddetto ministro invisibile, eh?».
Ecco, appunto: vorrei chiederle se...
«No no, aspetti: non sono io a essere diventata invisibile, siete voi giornalisti che non mi avete mai voluta intervistare. E perché non mi intervistate?».
Lo dica lei.
«Forse perché la ministra per gli Affari regionali non è che scateni poi chissà quale interesse. E lo capisco, guardi, non è che faccio polemica. Da sola capisco che magari per voi è più interessante una Boschi, che segue tutte le riforme, che cura i rapporti con il Parlamento... È normale. Non mi arrabbio, no».
Va bene, la colpa è nostra: posso chiederle cosa ci siamo persi della sua attività?
«Oh, beh... non credo vi siate persi granché. Sa, il lavoro del mio ministero è soprattutto un lavoro di raccordo... e un certo tipo di attività è piuttosto buia, nascosta. Se risultati ci sono, si vedono dopo molto tempo».
Può farci un esempio di questo «lavoro di raccordo»?
«Ah, sì, certo: l’azione del mio ministero è tutta concentrata sulla realizzazione della cosiddetta legge Delrio... per capirci: riordino territoriale, unione e fusione dei Comuni... ecco, noi stiamo seguendo questo processo».
Il premier Renzi come valuta il suo lavoro?
«Non ho capito bene la domanda: lei mi chiede se...».
Renzi è soddisfatto del suo lavoro?
«Ma certo! Pensi che quest’anno, per la prima volta, ho anche partecipato alla Leopolda. Bellissima esperienza, sì. Avevo persino un tavolo... “Rete dei Comuni per le buone pratiche amministrative per la legalità”. Lo so, titolo un po’ contorto, ma di successo. Hanno partecipato anche molti amministratori importanti... c’erano quelli di Sesto Fiorentino...».
Lei è andata alla Leopolda: ma non era civatiana?
«Effettivamente, alle ultime primarie votai per Civati. Guidai la sua lista a Vibo Valentia e Reggio Calabria e da lì, poi, arrivai alla Direzione nazionale...».
Qual è il pregio maggiore di Matteo Renzi?
«Interpreta, alla perfezione, il bisogno di speranza che hanno gli italiani».
Renzi come si comporta durante i Consigli dei ministri?
«Oooh... Parla, parla tantissimo... è un vulcano di idee... comunque, quando poi qualcuno di noi ministri vuol dire qualcosa, uno alza la mano e lui ci fa parlare...».
Vi fa parlare liberamente?
«Certo. Non ci ha mai tolto la parola, mai. Finora, giuro, non è mai successo».
A Palazzo Chigi, in Consiglio, lei accanto a chi siede?
«Ho la Madia a sinistra e la Boschi a destra. Due ragazze deliziose, mi creda».
Ora, con il rispetto dovuto, dovrei farle un paio di domandine seccanti. Posso?
«Coraggio...».
Allora: non è un po’ curioso che lei guidi il dicastero degli Affari regionali dopo aver lasciato il Comune che ha governato per sette anni, Monasterace, in un pozzo di debiti?
( Pausa di qualche secondo ).
«Sa da dove le sto rispondendo? Proprio da Monasterace. E posso dirle che qui mi vogliono ancora tutti bene e mi rispettano. E sa perché? Perché conoscono la mia onestà e...».
Le chiedevo dei debiti...
«Li trovai. Appena mi insediai, trovai i conti del Comune in rosso, tremendamente in rosso. Ci pensai un po’ e presi una decisione: voglio provare a risanare questo Comune. Purtroppo non ci sono riuscita. Sono coraggiosa e lo ammetto».
La seconda domanda seccante è questa: quando era sindaco, le fu incendiata la farmacia di famiglia e la sua Fiat Panda fu centrata da quattro colpi di pistola. Per questo, e per molto tempo, lei è stata considerata un sindaco anti ‘ndrangheta e...
«No, aspetti... ‘ndrangheta? Io non ho mai parlato di ‘ndrangheta. Non l’ho fatto perché per dire una cosa del genere bisogna avere le prove. E io, finché non ho le prove, non parlo».
Però è stata a lungo considerata sindaco anti ‘ndrangheta.
«Sono sotto scorta. Ma la utilizzo solo per spostamenti necessari. Per dire: ho il mare a cento metri, ma non ci vado. Ecco...».