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 2014  novembre 02 Domenica calendario

DISASTRI A CATENA IL TURISMO TRA LE STELLE È FINITO?

Richard Branson ha detto che il progetto di portare turisti nello spazio «andrà avanti come prima», e non poteva fare diversamente. In 10 anni così tanti milioni di dollari sono stati spesi dalla sua Virgin Galactic per progettare e testare i vettori «WhiteKnight Two» e «SpaceShip Two» che non sarà certamente l’incidente di venerdì a fermare tutto. E poi circa 700 persone, tra le quali molti attori di Hollywood, hanno già pagato 250 mila dollari a testa per prenotare un volo e bisogna assolutamente che non cambino idea.
L’inchiesta della Federal Aviation Administration stabilirà che cosa ha fatto precipitare la navicella, causando la morte di uno dei due piloti e riducendo in fin di vita l’altro, che è riuscito a lanciarsi con il paracadute. Un sospettato c’è già: il nuovo tipo di combustibile a base di poliammide, una plastica che avrebbe dovuto dare al motore di «SpaceShip Two» la potenza che gli mancava per raggiungere la linea di Kàrmàn, il confine tra l’atmosfera e lo spazio esterno che si trova a 100 chilometri sul livello del mare. La velocità raggiunta finora era la metà del necessario.
Non c’è dubbio che l’incidente, insieme con quello del razzo «Orbital», avvenuto qualche giorno fa in Virginia, abbia dato un duro colpo all’idea che lo spazio sia facilmente conquistabile da aziende private che sognano la nascita di una nuova, redditizia forma di turismo d’élite. Nei piani di Branson navicelle come la «Space ShipTwo» avrebbero dovuto presto essere lanciate due volte al giorno, con a bordo sei passeggeri disposti a pagare molto pur di vedere la Terra dallo spazio. Altri miliardari sognatori, come Robert Bigelow, progettano stazioni orbitanti gonfiabili, da trasformare in alberghi serviti da navette che vanno e vengono. La società Space Adventures promette di portare turisti intorno alla Luna a 100 milioni di dollari a biglietto, e le prenotazioni non mancano.
Ma tutti questi progetti devono fare i conti con una dura realtà, che lo stesso Branson ha ammesso. «Andare nello spazio è estremamente rischioso. La Nasa ha avuto nella sua storia il 3% di vittime tra gli astronauti. Un’azienda privata non può invece perdere qualcuno, deve garantire che i suoi voli sono assolutamente sicuri». La strada verso la sicurezza sembra però ancora lunga, visto che il primo volo nello spazio di Virgin Galactic è stato annunciato inizialmente per il 2009, poi per il 2011, il 2013 e infine il 2015, data che sarà ora di nuovo rinviata, così come non fanno significativi passi avanti tutti gli altri concorrenti.
Branson, comunque, non si arrenderà, non è nel suo stile. Ricorda un altro leggendario miliardario, Howard Hughes, altrettanto autodistruttivo ed eccentrico, sempre pronto a qualunque avventura, a sbagliare e ritentare, a cadere e rialzarsi. Cerca il limite in ogni cosa e detiene decine di record su barche, aerei e palloni aerostatici. Mentre sperimenta le navicelle per lo spazio, lavora a un sommergibile per raggiungere le profondità degli oceani e nessun incidente o insuccesso lo ha mai fermato.
Ma portare turisti fuori dall’atmosfera con la stessa facilità con la quale ora si viaggia su un aereo potrebbe rivelarsi un’impresa superiore persino alla sua ostinazione: non può permettersi un altro incidente, e lo spazio, prima o poi, chiede sempre un pesante pedaggio a chi lo ha sfida.
Vittorio Sabadin, La Stampa 2/11/2014