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 2014  novembre 02 Domenica calendario

LA RAGAZZA DELL’EST CHE SOGNAVA LE OSTRICHE

Berlino
Una birra dopo la sauna. Niente di strano, lo fanno in molti, i finlandesi anche durante. Ma era la notte del 9 novembre e la città era Berlino, sul versante occidentale dove i primi tedeschi della ormai ex DDR si stavano riversando dopo aver superato il muro. Fra loro c’era Angela Merkel, la prima donna cancelliera, che lo scorso luglio ha festeggiato il sessantesimo compleanno. E che fra qualche giorno celebrerà anche i 25 anni di quella simbolica caduta. Che ha cambiato la storia del mondo, non solo la sua. “Era una birra in lattina”, ricorderà Merkel. E poiché era giovedì - “e il giovedì andavo sempre a fare la sauna” - la futura cancelliera aveva mantenuto l’appuntamento con una amica. Mentre il paese implodeva. Con la madre scherzava: “Se mai il muro non ci dovesse più essere – diceva – andiamo a mangiare le ostriche al Kempinski”. Un quarto di secolo più tardi, le due donne ancora non hanno onorato l’impegno.
L’unificazione è costata almeno 2000 miliardi di euro. Il che spiega come mai il 75% dei tedeschi dell’Est la giudichi positivamente (solo il 48% all’Ovest), anche se lo sviluppo economico è ancora un terzo sotto il livello della parte occidentale del paese e il salario medio lordo è di 3.094 euro da una parte e 2.317 dall’altra . Le differenze non finiscono qui.
Nata ad Amburgo, nella Germania Federale, Angela Dorothea – un destino nel secondo nome, lo stesso della storica corrente moderate della DC italiana – è cresciuta nella Germania Democratica. Dove, insinuano anche gli autori del libro Das erste Leben von Angel Merkel (La prima vita di Angela Merkel), godeva di ottime entrature negli ambienti politici, tanto da poter studiare all’università Karl Marx di Lipsia, una facoltà d’élite; faceva anche parte dell’organizzazione Freie Deutsche Jugend, il movimento della Libera gioventù tedesca del partito socialista della DDR occupandosi, secondo alcune fonti, della propaganda. L’adesione era volontaria.
L’ex germania dell’Est che si “riscatta” ha il suo volto, proprio quello della Merkel, anche se la cancelliera sorride raramente. E sempre con contegno. Conduce un’esistenza ritirata, confessa ancora di sentirsi “brandeburghese” e parla perfettamente il russo. La caduta del muro ha sancito la fine improvvisa di promettenti carriere. Non è stato il suo caso: Merkel fu protagonista di Risveglio Democratico (Demokratische Aufbruch), il partito nato in quel periodo nella ex DDR, finendo quasi subito a lavorare per il numero uno, Wolfgang Schnur, un avvocato “bruciato” di lì a poco quando emerse che per 24 anni era stato collaboratore del Ministero per la sicurezza. La giovane fisica non risente dello scandalo e pochi mesi dopo diventa la portavoce del nuovo presidente del consiglio dei ministri transitorio della DDR, Lothar de Maizière, cugino di Thomas, attuale fidato ministro degli interni e in precedenza alla difesa del gabinetto Merkel. Non due dicasteri qualsiasi.
Poi l’incontro con Helmut Kohl, il padre della riunificazione – recentemente apparso alla Fiera del libro di Francoforte in una affollatissima conferenza stampa per la riedizione di un suo libro, accompagnato dalle polemiche con il suo “biografo” - e la definitiva consacrazione nel firmamento della politica: nel 1991 è già ministro. Per l’allora imponente cancelliere – incarico svolto per 5 volte per un totale di 16 anni – lei era “mein Mädchen”, la “mia bambina”. Che ha sostenuto e incoraggiato.
Chi l’ha sottovalutata, è stato Gerhard Schroeder, cancelliere socialdemocratico al quale Merkel è succeduta: “Gliel’ho detto che prima o poi lo metterò all’angolo come lui ha fatto con me. Ho solo bisogno di tempo, ma quel giorno arriverà”.
Figlia della Germania “povera”, Angela Merkel guida ora quella “ricca”, che tira le redini dell’economia e della finanza europea. È la versione tedesca del “sogno americano”, anche se lei non era proprio “figlia di nessuno”.
Il padre, Horst Kasner, era un teologo della chiesa evangelica, destinato in missione oltre cortina, a Quitzow, assieme alla moglie, un’insegnante di inglese.
Mattia Eccheli, il Fatto Quotidiano 2/11/2014