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 2014  novembre 02 Domenica calendario

IL MIRACOLO DEL FARAONE

Il proconsole al Sud del divin Matteo. L’uomo delle trattative poco rottamatrici e tanto necessarie. Il neo sottosegretario all’Istruzione, Davide Faraone, è il renzismo trapiantato in Sicilia, corretto alla bisogna. Li ha gestiti e li gestisce lui, deputato palermitano di 39 anni, i rapporti con i capi bastone dell’isola. Preziosi innanzitutto nelle primarie del dicembre 2013, che hanno dato a Renzi la segreteria del Pd e un trampolino verso palazzo Chigi. In quel serraglio impazzito che è la politica sicula, Faraone piazzò accordi di peso.
Primo tra tutti quello con Francantonio Genovese, signore del Pd a Messina, arrestato nel maggio scorso per accuse che vanno dall’associazione a delinquere alla truffa. Nelle consultazioni dem, Genovese portò in dote a Renzi il 90 per cento dei voti della sua città. Nessun patto invece con Mirello Crisafulli, eterno dominatore a Enna, che il 90 per cento abbondante lo regalò a Gianni Cuperlo. Ma il tempo e i calcoli politici sanano ogni ferita. Così nel febbraio scorso Crisafulli e l’uomo di Renzi, cioè Faraone, si sono accordati per appoggiare d’amore e d’accordo Fausto Raciti come nuovo segretario democratico in Sicilia. E pazienza, se poche settimane prima il Matteo prendi tutto aveva sibilato contro Crisafulli, cancellato come “impresentabile” dalle liste per le Politiche dalla commissione di garanzia del Pd. “La politica deve cambiare verso anche togliendo da ruoli apicali personaggi come Crisafulli” assicurava Renzi. Era quasi un anno fa. Ora l’ex sindaco fiorentino è premier. E Faraone ha un incarico di governo. Notizia molto prevista. Ex responsabile
Welfare del partito, Faraone era rimasto fuori dalla segreteria nell’ultimo rimpasto proprio perché destinato a più alta mansione. Così eccolo al ministero di Stefania Giannini, data più che in bilico nelle settimane scorse. Faraone l’aveva già scortata in estate, alla festa nazionale dell’Unità di Bologna. Erano giorni difficili per la Giannini, rampognata dal premier per le coperture insufficienti alla riforma della scuola. Faraone salì sul palco e disse qualche frase di circostanza. L’importante era esserci, per dimostrare che la ministra non era rimasta sola.
Figlio di un dirigente della Cgil, cresciuto nel Pds, più volte consigliere comunale a Palermo, Faraone fa il salto nel 2008, quando viene eletto nell’assemblea regionale siciliana con oltre 8mila preferenze. Nel 2012 si candida alle primarie per il Comune di Palermo. Arriva solo terzo, dietro Fabrizio Ferrandelli e Rita Borsellino. Per di più, inciampa in una telecamera. Un’inviata di Striscia la Notizia lo sorprende mentre rassicura il membro di una cooperativa di disoccupati, che poco prima si erano riuniti per invitare tutti i soci a votare per lui. “Sono caduto in un trappolone ordito dai miei rivali” protesta il renziano. Ma l’amarezza passa presto. Nel febbraio 2013 viene eletto deputato. In dicembre sono le primarie che incoronano Renzi con il 68 per cento. Il rottamatore fa il pieno anche in Sicilia, grazie al suo coordinatore regionale Faraone. Presto ricompensato, con l’entrata in segretaria nazionale. Appena nominato si ritrova indagato per peculato per le spese pazze nell’Ars. Gli contestano esborsi per 3330 euro. “Se mi rinviano a giudizio mi dimetto, anche da uomo. Ma sono tranquillo, so come ho speso quelle somme” assicura a La Zanzara. Il rapporto con Renzi prosegue sereno. Anche se il sostegno di Faraone al governatore Crocetta ha creato malumori ai piani alti. E allora, ecco le voci dalla Sicilia che parlano di una crescita nelle gerarchie isolane di Enzo Bianco, sindaco di Catania. Faraone potrebbe perdere la primazia, azzardano. Ma intanto è al governo. Con Matteo.
Luca De Carolis , il Fatto Quotidiano 2/11/2014