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 2014  novembre 02 Domenica calendario

GARCIA E UN KO CHE LASCIA IL SEGNO

Una Juve normale, un grande Napoli e una piccola Roma. Allegri si ripiglia i 3 punti di vantaggio, Benitez pensa a quanto ha perso per strada ma se apre la finestra ora vede il secondo posto. Garcia deve ritrovare la squadra, le certezze, il gioco. La cosa più bella è che a Napoli in campo e fuori si sia ricordato un ragazzo morto senza dare spazio all’odio. E poi, nel bello, mettiamoci il Napoli, che forse a questi livelli nessuno s’aspettava, certamente non la Roma. Che è andata subito sotto, casuale il modo in cui il pallone è arrivato a Higuain, ma non il suo gesto tecnico. Il Napoli ha avuto facoltà di giocare nel modo che preferisce, in contropiede. E lo ha fatto con una sicurezza e un’efficacia da stordire la Roma. La sicurezza della Roma l’ha minata il Bayern. Al San Paolo s’è vista una squadra timida e carente di fiato. Ogni contrasto lo vinceva il Napoli. Torosidis e Holebas avevano grandi problemi nel contenere Insigne e Callejon. Benitez ha incollato Jorginho a Totti, ha tenuto alta la linea difensiva, ha chiesto e ottenuto da tutti una totale disponibilità al pressing. Alla fine Garcia ha riconosciuto i meriti e cercato di indorare la pillola sui demeriti della Roma. Lo 0-2 non dice tutto. Di gol De Sanctis poteva beccarne almeno il doppio, al di là delle due traverse colpite da Hamsik e Callejon. Difesa che non difende, centrocampo che non protegge e non inventa, attacco legato ai dribbling di Gervinho (ben marcato) e a un paio di tiri di Florenzi.
In gergo ciclistico, la Roma fa l’elastico. Si stacca, si riaccoda, si ristacca. E c’è ancora tanta strada, ma questa sconfitta va analizzata a fondo. Servono come il pane alcuni rientri (Maicon, ma più ancora Castan e Strootman) perché l’abbondanza riguarda solo gli attaccanti. Garcia ha chiuso con quattro punte, ma senza un ispiratore. Non Totti, uscito nell’intervallo e mai ai suoi livelli, non lo svagato Pjanic, non De Rossi rimasto in panchina, non Nainggolan e Keita, impegnati a tappare i buchi. Le partite riavvicinate portano talvolta a conclusioni frettolose. La Juve non era finita a Marassi, dove ha perso ma poteva pareggiare. Il Napoli non s’era spiaggiato a Bergamo, dove poteva vincere ma ha pareggiato. E la Roma non era rinata col Cesena, che badava solo a difendere la sconfitta. Ora chi sta meglio è il Napoli. Finché l’Empoli ha tenuto alto il ritmo, la Juve ha combinato poco. La punizione di Pirlo dopo un’ora e una parata di Buffon su Pucciarelli portano tre punti. Ma anche, per Allegri, cattive notizie a due giorni dalla Champions: gli infortuni di Ogbonna e Asamoah.
Infine, non sono state due striminzite vittorie su rigore a far rinascere l’Inter, come dimostra lo 0-2 con il Parma. L’orizzonte per Mazzarri si fa sempre più scuro. E la squadra non lo sta aiutando molto.
Gianni Mura, la Repubblica 2/11/2014