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 2014  novembre 01 Sabato calendario

IL PARADOSSO IRANIANO DELLA GIUSTIZIA IN ITALIA


Se si evita, come è accaduto, di abbandonarsi all’ipocrita retorica e al moralismo d’accatto, e ci si chiede che cosa sarebbe successo alla ragazza iraniana che è stata condannata all’impiccagione perché ha ucciso chi la stuprava nel caso fosse stata giudicata in Italia, la risposta non è, in fondo, molto diversa da quella dei giudici iraniani. Certo, non sarebbe stata condannata a morte: da noi, fortunatamente, quella pena non è prevista; ma a qualche anno di galera sì. Signori magistrati, che vi fate volentieri vanto della nostra Giustizia, come avreste giudicato la ragazza?
   Le nostre cronache riferiscono spesso di qualche negoziante, che ha reagito e ucciso il rapinatore che gli stava facendo violenza, ed è stato condannato per «eccesso di legittima difesa». Una condanna non molto diversa da quella iraniana. Bisogna che ci si intenda una volta per tutte. Nella cultura anglosassone, da Locke a oggi, la tutela della persona e delle sue libertà, fra le quali il diritto di proprietà, è sacra. Negli Stati Uniti, il cittadino che spara a chi è entrato nella sua abitazione per derubarlo ne è legittimato: il diritto di proprietà è riconosciuto e accettato senza se e senza ma. Da noi la proprietà è volentieri ritenuta ideologicamente un furto, e chi ruba è considerato vittima dell’ingiusta società capitalista: un rapinatore ucciso da chi voleva derubare diventa «un poveraccio» e, a far le spese di tale (singolare) idea del diritto è la vittima dell’aggressione, che non si è lasciata derubare senza reagire.
   In uno Stato di diritto e secondo le tradizioni culturali di una società bene ordinata e giusta, al contrario, chi viola la legge, arrecando consapevolmente danno al suo prossimo, non ha alcuna giustificazione extra giuridica; è un criminale che lo Stato persegue, non delegando al «buon cuore» del cittadino decidere come e quando sia legittimo difendersi. Il cittadino che difende sé e i propri beni da un malintenzionato è, secondo una diffusa opinione e persino una certa concezione della giustizia, un (cattivo) soggetto da film western. Intendiamoci. Non sto dicendo che ciascuno dovrebbe avere il diritto di andare in giro armato e di farsi giustizia da sé. Ci mancherebbe. Sto solo dicendo che, nella cultura i cui confini fra il Bene e il Male sono ben definiti, chi difende se stesso e i propri beni, anche con la forza, è giustificato da un principio superiore a quello di chi, sia pure in condizioni di indigenza, esercita una violenza nei confronti del suo prossimo. Tutto qui.