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 2014  novembre 02 Domenica calendario

L’EUROPA UN PO’ MENO UNITA LA BUONA IDEA DI JUNCKER


La nuova Commissione europea si è insediata, guidata da Jean-Claude Juncker: è un evento da segnalare perché portatore di novità o un non-evento? Penso vada segnalato per due motivi. Il primo, fondamentale, riguarda la configurazione dell’Unione europea: destino confederale o semplice alleanza tra nazioni? Oggi la Ue si trova bloccata in mezzo al guado perché nessuna nazione vuole la confederazione, ma nemmeno se la sente di smontare l’architettura unionista. Tale stallo continuerà, ma così favorendo una rinazionalizzazione strisciante a rischio crescente di frammentazione caotica. A uno può piacere o meno l’Europa, ma è interesse di tutti che il sistema non cada nel caos. Come? Con pragmatismo, trovando un miglior compromesso tra Europa delle nazioni (ri)emergente e Unione, cedente. Juncker ha già dato segnali di consapevolezza in questa materia, per esempio quando affermò che l’Europa non può essere fatta contro le sue nazioni e quando, in risposta alle perplessità inglesi, disse che il fare gli Stati uniti d’Europa non era il suo progetto. In sintesi, Juncker appare un europeista che però ha colto la nuova realtà post-europeista. Da sempre invoco una configurazione europea che sia meno di un’unione, ma più di un’alleanza e per tale motivo potrei vedere una tendenza che in realtà non c’è. Ma penso che Juncker, proprio perché pragmatico, abbia per forza di cose una visione simile. Tale considerazione porta a valutare quanto un Presidente di Commissione possa influenzare l’architettura europea. I singoli governi nazionali, e in particolare la diarchia franco-tedesca quasi sciolta, non hanno più un progetto per l’Europa e hanno già rinazionalizzato le loro attenzioni. Pertanto è prevedibile che saranno ben lieti di lasciar fare ad una persona di noto buon senso cose europee che non li mettano in imbarazzo con i loro elettorati. Questa situazione, più che la maggiore o minore incisività personale, fornisce a Juncker la possibilità di influenzare l’architettura europea, nelle prassi, ben oltre i poteri di un capo della Commissione. E scommetto che Juncker cercherà un modello di Europa pragmatica, anche per non farla implodere. Sarebbe una novità positiva. Per inciso, anche Draghi, nella sua enfasi sul modello delle «sovranità condivise» ha di fatto abbandonato l’idea di Europa confederale per sostituirla con quella di nazioni che restano sovrane, ma che convergono nell’aderire a standard comuni, appunto: meno di un’unione, ma più di un’alleanza. Poiché questa è la forma realisticamente possibile sia per la Ue sia per l’Eurozona ora si tratta di realizzarla applicando il pragmatismo. Il secondo motivo riguarda l’utilità della Ue. Personalmente, sento un’identità occidentale che come area geografica è definita da quella delle democrazie e per questo non ho un’identità europea. Quindi mi perdonino gli eurospiritualisti se considero l’europeismo un provincialismo pericoloso perché tende a mantenere diviso l’Occidente. Non considero negativo, invece, il riferimento alla nazione perché questa è il mattone di base delle relazioni internazionali e perché la democrazia esiste a livello di nazione e non fuori. In sintesi, sento la missione di compattare l’Occidente, componendo in modo armonico tutte le democrazie, e trovo l’idea di Europa un frazionismo. A meno che l’Europa, come regione che sperimenta forme di alleanza più strutturata, ma rinunciando all’unione, secondo il concetto di Draghi di «sovranità condivise» (che io chiamo «sovranità convergenti» nei miei libri in materia) non diventi strumento utile per ulteriori integrazioni verso l’esterno. La Ue ha la missione di organizzare un mercato unico e la Commissione ha il mandato di negoziare trattati di libero scambio con altre nazioni nel mondo. Ecco l’Europa utile per chi ci vive e per tutto l’Occidente: una Ue che unisca il mercato europeo con quello americano e, gradualmente, con quelli di tutte le altre democrazie del Pianeta. Juncker prende la guida della Commissione proprio nel momento in cui questa sta negoziando con l’America un trattato di mercato comune (TTIP) in mezzo ad enormi difficoltà protezioniste, sui due lati dell’Atlantico, e geopolitiche. Sinceramente spero che il pragmatismo di Juncker sappia trovare un modo per creare un ponte tra America ed Europa, evento che salverebbe ambedue, in prospettiva storica, e, detto tra di noi qui, darebbe un impulso formidabile alla crescita economica dell’Italia. In tal senso auguri di buon lavoro alla nuova Commissione. www.carlopelanda.com