Claudio Antonelli, Libero 1/11/2014, 1 novembre 2014
TIRA ARIA DI QUATTRINI PUBBLICI PER RISOLVERE I GUAI DI MPS
Cassa Depositi e Prestiti sempre presente. Mentre gli ex vertici di Mps ieri venivano condannati per l’emissione dei derivati confezionati per la scalata alla banca Antonveneta e mentre il titolo toccava i suoi minimi storici a 0,6 euro (-10,4%), il capo delle Fondazioni bancarie, Giuseppe Guzzetti lanciava pacatamente la soluzione del problema. Almeno secondo il suo punto di vista. Il progetto è semplice: accollarsi il debito obbligazionario dei Monti Bond, attendere che si trasformi in azioni e poi correre in sostegno alla Fondazione Mps. I soldi per l’operazione arriverebbero dalle Fondazioni, che, è bene ricordare, possiedono il 30% della Cassa Depositi e Prestiti. In sostanza, gira che rigira il salvataggio di Mps non potendo arrivare direttamente dallo Stato, finisce comunque con l’incrociare le sorti della nuova Iri italiana. La stessa che sta salvando l’acciaio di Terni e di Taranto. «Le Fondazioni bancarie possono essere interessate, se sollecitate, ad aiutare l’Mps a ridurre la carenza di capitale evidenziata dagli stress test Bce, acquistando dal Tesoro parte dei cosiddetti Monti bond. Non possiamo», ha aggiunto il presidente dell’Acri, «nè escluderlo nè confermarlo, ma si tratta di strumenti garantiti e che hanno un interesse molto alto». La mossa si spiega su due diversi piani temporali. Uno a breve termine e uno di strategia nel medio-lungo termine. Nel breve c’è l’urgenza di far sopravvivere la banca alle turbolenze di Borsa. Segnaliamo che, nonostante il numero uno di Consob, Giuseppe Vegas, abbia detto ieri che il titolo è in fase di raffreddamento, la speculazione, tra Siena e Piazza Affari, ha bellamente danzato. Chissà cosa succederà quando cadrà il divieto di shortare. Ma soprattutto adesso c’è la necessità di favorire la fusione di Mps con qualche entità disposta ad accettare la scommessa. Come ha evidenziato la Bce con gli Aqr, all’istituto senese mancano 2,1 miliardi di euro. Negli ultimi giorni tutte le banche estere o italiane, tirate in ballo come ipotetiche salvatrici, si sono immediatamente fatte indietro. Compresa banca Intesa, così vicina a Guzzetti per tramite di Giovanni Bazoli. D’altronde senza un aumento di capitale fatto in autonomia, nessuno sembra disposto a cimentarsi in una fusione o una acquisizione. Due miliardi e rotti sembrano però davvero al di fuori della portata di Siena e così con l’aiuto di Guzzetti e l’allegerimento dai Monti bond, l’aumento di capitale potrebbe scendere tranquillamente del 60%. Diventare fattibile per Siena e, a quel punto, rendere la banca appetibile. Per una fusione o, visto i prezzi, addirittura per un’Opa. Forse i brasiliani di Btg, arrivati a Siena con il passaporto firmato dalle Fondazioni, potrebbero di nuovo mettere mano al portafoglio e prendersi l’intera banca. Servirebbero sicuramente garanzie che possono, però, arrivare solo da un sistema coeso. E qui subentra la strategia di medio-lungo termine delle Fondazioni by Guzzetti: sopravvivere al momento e rinnovarsi per mantenere il potere anche in futuro. In una memorabile intervista (che passerà alla storia) al Financial Times, Giovanni Bazoli ebbe a dire che la riforma della Fondazioni la fanno le Fondazioni stesse e che i soci più adatti li sceglieranno, ovviamente, le Fondazioni medesime. Guzzetti ha più volte ribadito il concetto. Per la finanza rappresentata dai due decani d’altronde perdere il controllo della situazione bancaria significa firmare la propria scomparsa. Per questo negli ultimi mesi ha avviato un duro braccio di ferro con il governo di Matteo Renzi. E sempre per lo stesso motivo ha cambiato approccio in questi giorni. È cambiata la situazione. Facendo danno alla politica e al Pd, ieri il governatore della Toscana, Enrico Rossi è intervenuto: ha chiesto al premier Renzi di muoversi, salvare la banca mettendo un miliardo pubblico direttamente nel capitale. Assurdo e la cosa non merita commenti. Ma il messaggio al governo è chiaro. Il vecchio Pd non vuole che la banca scompaia o peggio ancora vada in mano a qualcuno che potrebbe rendere trasparenti gli armadi e gli archivi. Anche Renzi sa che non può ignorare quella componente del Pd e che la soluzione di Guzzetti è l’unica a cui può appoggiarsi per salvare la faccia (ovvero non intromettersi) e salvare il Pd dalla frattura (almeno su questo importante tema). In cambio le Fondazioni hanno già fatto sapere più o meno apertamente che il governo dovrebbe abbassare le tasse a tutti gli enti bancari. Ciò che chiederanno a livello di sistema non è dato saperlo. Ma non ci vorrà molto tempo a scoprirlo. Sempre che il progetto nel suo complesso funzioni. Altrimenti i Monti bond finirebbero sulle spalle della grande Iri di oggi o peggio su quelle dei contribuenti.