Giuseppe Bottero, La Stampa 1/11/2014, 1 novembre 2014
PIÙ POSTI, MENO RASSEGNATI UNO SPIRAGLIO PER IL LAVORO
Per trovare la buona notizia bisogna partire da quella cattiva: nell’ultimo mese la disoccupazione è salita al 12,6%. Ma a far crescere il dato, spiega l’Istat, è l’aumento del numero di persone che hanno ricominciato a cercare un posto: il tasso, infatti, si calcola sul totale della forza lavoro. «L’incremento può associarsi a una maggiore fiducia», ragionano dal ministero del Tesoro. Fiducia che, a scorrere il bollettino di settembre, inizia ad essere ben riposta: nell’ultimo mese il numero degli occupati è salito dello 0,4%. Significa 82 mila lavoratori in più rispetto ad agosto. In realtà esiste anche un’altra lettura possibile: in famiglia un solo stipendio potrebbe non bastare, e può essere necessario che anche il coniuge inizi a cercare un’occupazione.
In ogni caso, dopo mesi complessi, il governo guarda allo spiraglio che si è aperto con soddisfazione: «Credo che le condizioni per una ripartenza ci siano - dice il ministro del Lavoro Giuliano Poletti - anche se è del tutto ragionevole immaginare che ci sia una fase di transizione». Più deciso Renzi, che s’affida ad un tweet: «Aumentano i posti di lavoro: più 82 mila sul mese scorso, più 150 mila da aprile. Solo con il lavoro l’Italia riparte».
Certo, la strada resta lunga: il tasso di occupazione è pari al 55,9% e cresce dunque di 0,2 punti percentuali in termini congiunturali e di 0,5 punti rispetto a dodici mesi prima. Come detto, il numero di disoccupati, pari a 3 milioni 236 mila, aumenta dell’1,5% rispetto al mese precedente (+48 mila) e dell’1,8% su base annua (+58 mila). Scende, di netto, la percentuale di inattivi: -0,9% su agosto e -2,1% nell’arco dei dodici mesi.
Un leggerissimo segnale di ripresa si rintraccia anche sui dati che riguardano i giovani: a settembre sono occupati 930 mila ragazzi tra i 15 e i 24 anni, in crescita del 2,4% rispetto al mese precedente (+22 mila), anche se in calo del 3,6% su base annua.
Per capire con precisione quali siano state le imprese capaci di creare nuovi posti bisognerà attendere la fine di novembre per il consuntivo trimestrale dell’Istat, ma secondo una elaborazione della Fondazione Hume che mette a confronto il secondo trimestre del 2014 e quello dell’anno precedente si può iniziare a costruire la mappa del lavoro che riparte.
Dei 130 mila posti occupati negli ultimi dodici mesi, almeno 80 mila sono legati all’assistenza sanitaria, in cui è fondamentale il ruolo del pubblico. Ma è importante pure la componente famiglie: colf e badanti fanno un balzo dell’8,4%. Segnali positivi anche dalle industrie. Posti a «bassa qualificazione», li definiscono gli economisti. Eppure capaci di dare la spinta.
Tra i lavoratori più ricercati, in realtà, ci sono anche diplomati e laureati in materia scientifiche e tecniche, che beneficiano della maggior diffusione di Internet e software per pc: l’indicatore fa segnare un rialzo del 20,8%. A spiccare, fra le Regioni più dinamiche, è il Lazio. Poi ci sono Lombardia e Veneto.
In un panorama che inizia a dare qualche segno di risveglio, bisogna tener conto pure della scossa arrivata dalle agenzie interinali. Nei primi sei mesi dell’anno i lavoratori in somministrazione occupati mediamente in un mese superano quota 282 mila, con un incremento dell’8,7% sullo stesso periodo dell’anno precedente, spiegano da Assolavoro.
Un segnale che potrebbe anticipare un cambio di rotta, dice il presidente Luigi Brugnaro, perché «le imprese che si rivolgono a noi sono le più competitive: non puntano sul basso costo del lavoro e su contratti poco tutelanti, ma fanno perno sulla flessibilità sana».
Giuseppe Bottero, La Stampa 1/11/2014