Roberto Giardina, ItaliaOggi 1/11/2014, 1 novembre 2014
MANNOZZI, MINISTRO DEGLI ESTERI
da Berlino
Ignoro se, mentre scrivo, Matteo Renzi abbia già risolto i suoi dubbi (e quelli del presidente Napolitano che, credo, abbia qualche riserva riguardo le ragazze che gli vengono proposte) su chi mettere al posto della Mogherini al ministero degli Esteri (poi Renzi ha deciso per Paolo Gentiloni, ndr).
Forse farà in tempo a seguire il mio consiglio, altrimenti non ci sarà che rimpiangere l’ennesima occasione perduta. Il mio candidato ha un difetto insormontabile, è un uomo. Per il resto, ha qualità superiori a tutte le possibili future ministre degli Esteri. È il cavalier Massimo Mannozzi, toscano, come il nostro primo ministro, precisamente di Forte dei Marmi, dal fatidico ’68, proprietario dello storico ristorante «Bacco» nel cuore di quella che fu la Berlino occidentale.
Pensate pure male, ma si segnala chi si conosce. Siamo amici, ma non ne approfitto per sbafare una cena. Lui non mi farebbe pagare, così ci vado il meno possibile. Pubblicità? Al «Bacco» è difficile trovare posto. Herr Massimo è Kavalier della Germania di Frau Merkel, un’onorificenza un po’ diversa dalla nostra, il Presidente la concede a una dozzina di persone all’anno.
La motivazione: da quarant’anni si adopera per la comprensione e l’amicizia tra italiani e tedeschi. E di questi tempi avremmo bisogno della sua esperienza e delle sue relazioni, che farebbero invidia a Mistress Pesc, cioè alla Mogherini. Nella metropoli è una celebrità. I giornali intervistano lui per cercare di capire l’Italia. Nel suo ristorante sono passati tutti, prima o poi, da Willy Brandt a Helmut Kohl. La storia si fa anche a tavola. In altri tempi tecnologici, il Cancelliere della riunificazione, volle telefonare urgentemente, e Massimo gli prestò il suo telefonino, e dové spiegargli come fare il numero.
Ci venne a cena, anche Cossiga. Tempo dopo, il presidente invitò al Quirinale una delegazione di nostri lavoratori all’estero, vide Mannozzi, e gli chiese: «Si ricorda di me? Sono stato da lei a Berlino». Lui scoppiò a piangere per la commozione. Ecco, questo forse non avrei dovuto scriverlo. Un ministro non dovrebbe essere emotivo. Da ministro, potrebbe invitare la Merkel e renderla più disponibile nei nostri confronti innanzi a un piatto di tagliatelle al tartufo. La Cancelliera preferisce ancora la cucina francese, ma potrebbe cedere.
Mannozzi ha creato il club degli «Incontri berlinesi», il meno burocratico che esista. Non ci sono quote, ne fai parte se partecipi, tutto qui. Il presidente è Giuseppe Vita, ex capo della Schering, oggi presidente dell’Unicredit, e presidente del consiglio di sorveglianza della «Springer», l’italiano più conosciuto e stimato in Germania. Italiani e tedeschi (pagando il conto) si incontrano da Bacco, prima una volta al mese, ormai una volta all’anno prima di Natale. Si fa conoscenza, si stringono rapporti.
Chi passa da Berlino può chiedere di partecipare, si presenta, e spiega perché si trova nella capitale. Ho sentito l’architetto Stella che sta ricostruendo il Castello degli Hohenzollern, e semplici studenti. Tra i soci onorari (si rimane anche se si lascia Berlino, o la vita), troviamo Gina e Sofia, sì le nostre maggiorate, lo scrittore Peter Schneider, il regista Volker Schlöndorff, Franco Tatò, Muti e Abbado. E Markus Wolf, definito scrittore com’era, ma ex capo del controspionaggio della Germania Est. Il Kavalier Massimo, conosce tutti, se ho bisogno di un contatto, chiamo lui, parla tutte le lingue, non ha tessere di partito (un handicap?), ma oltre a non essere una signora, sospetto che sia poco interessato a trasferirsi a Roma. Ritiene che la cucina a sud di Viareggio non sia raccomandabile. Ammette di fare un’eccezione per le mie specialità siciliane. Perché è un amico, e un buon diplomatico.
Roberto Giardina, ItaliaOggi 1/11/2014