Barbara Fiammeri, Il Sole 24 Ore 1/11/2014, 1 novembre 2014
POLITICO D’ESPERIENZA E VICINO AGLI USA
ROMA
La politica la respira fin dalla culla, tra le mura di casa, Palazzo Gentiloni, residenza del più noto antenato, il Conte Vincenzo Ottorino, artefice del Patto con i liberali di Antonio Giolitti che segnò l’ingresso dei cattolici nella competizione elettorale. Il suo nome non è tra quelli rimbalzati in questi giorni sui media. Forse anche perché il suo curriculum non è spiccatamente internazionale. Ma quel che caratterizza il neo ministro degli Esteri è una qualità essenziale per un politico e in particolare per chi ha il compito di muoversi su terreni complessi e vasti: la capacità di avvertire prima di altri i cambiamenti in corso, le svolte.
Da sempre attento osservatore della politica americana (attualmente è presidente della sezione Italia-Stati Uniti dell’Unione interparlamentare nonché membro della commissione Esteri), nel 2007, a un anno dalla Convention democratica, quando ancora tutti i sondaggi davano Hillary Clinton gran favorita, si schierò apertamente con Obama. Lo stesso del resto ha fatto con Matteo Renzi, appoggiandolo fin dalla prima competizione con Pier Luigi Bersani.
La vicinanza agli Stati Uniti (ma anche ad Israele) così come il sostegno all’attuale premier sono atout che probabilmente hanno contato non poco nella sua scelta per la Farnesina. Per il Capo dello Stato la delicatezza dell’incarico imponeva una personalità con forte esperienza politica. Un requisito che doveva però essere accompagnato dalla fiducia del premier verso il suo ministro. Gentiloni rispondeva ad entrambe le richieste. Non è infatti la prima volta che partecipa a un governo in qualità di ministro. Romano Prodi nel 2006 gli affidò le Comunicazioni, dove restò per due anni, durante i quali portò in Parlamento il riordino del sistema televisivo, fortemente osteggiato da Fi e da Mediaset, perché fissava il tetto al fatturato pubblicitario.
Politicamente nasce a sinistra, anzi all’estrema sinistra. Giovanissimo milita nel movimento studentesco, nel Partito di unità proletaria per il comunismo. La passione per il giornalismo lo porta a collaborare con diverse testate e poi ad assumere la direzione della rivista di Legambiente dove rimase per 8 anni. Nel 1993, Francesco Rutelli lo chiama per dirigere la sua campagna elettorale contro Gianfranco Fini per la poltrona di sindaco di Roma e poi lo nomina assessore dandogli le deleghe per il Giubileo.
Il sodalizio tra i due prosegue anche dopo l’esperienza al Campidoglio. Gentiloni è tra i fondatori della Margherita per la quale diventa nel 2001 deputato. Il passaggio al Pd lo trova al fianco a Walter Veltroni, di cui condivide la visione del partito a vocazione maggioritaria. Il successivo sostegno a Matteo Renzi è la logica conseguenza. Nel 2013 tenta la corsa per la conquista del Campidoglio partecipando alle primarie vinte dall’attuale sindaco di Roma Ignazio Marino. Il suo nome torna anche durante la formazione dell’attuale governo.
Barbara Fiammeri, Il Sole 24 Ore 1/11/2014