Emanuela Audisio, la Repubblica 1/11/2014, 1 novembre 2014
IL TORMENTO DI TYSON, FERITO PER SEMPRE
Continua a chiedere aiuto, non rimuove più, anzi fa riaffiorare. Anche i mostri hanno le loro ferite. Mike Tyson in diretta alla radio: «Sono stato violentato a sette anni. Un vecchio mi ha afferrato per strada e ha abusato di me. Non l’ho più rivisto, né mi ha cercato, né ci ho più pensato». In studio nello show di Gregg “Opie” Hughes molto imbarazzo da parte dei conduttori: non era un buon vicinato il tuo. No, Brownsville non lo era per niente. Lo sanno tutti. Tyson è vestito di nero, indossa una giacca di pelle. Gli chiedono: hai denunciato quell’uomo? «No, ho lasciato perdere ». Insistono: quella violenza ha contato sul tuo futuro? «Non lo so, ho cercato di dimenticare». Che qualcosa fosse andato storto sin dall’inizio nella vita di Mike Tyson non è una novità. Quando sul ring diventi una bestia senza pietà non è mai solo per lavoro. Quando mozzichi orecchie e ti tiri giù le mutande davanti all’avversario dicendogli guarda qui, è sempre perché su quel lato sei fragile, molto esposto. Tyson in “True”, la sua autobiografia uscita l’anno scorso per Piemme, accennava a molestie, umiliazioni, botte, bullismo subito da bambino. Ma la dichiarazione esplicita di stupro mancava. C’era però tutto il resto, già abbondante: la madre alcolizzata che ustiona per rabbia gli uomini con cui va a letto, la sorella obesa e strafatta che muore per un tiro di cocaina di troppo, l’eroina fumata da Mike, il suo biberon notturno con dentro il gin. E poi la fissazione con sex and drugs and videotape: porno, Viagra, orge e spogliarelliste. E i tre anni di carcere per stupro, in cui lui stavolta non era vittima.
Ora a 48 anni l’ammissione: non si diventa orchi se prima non ne hai conosciuto uno da molto vicino. È un lento rilascio il suo. Tyson cerca di rimettere a posto i pezzi del suo passato. Non solo sul ring, anche nei dintorni. Ma è un collage sofferto e strampalato dove ogni tanto esce fuori un quadratino che si era perso. Possibile dimenticare e cancellare una violenza? Lecito non metterla in relazione con una visione del sesso (e dei sentimenti) da tariffario di night-club? Tyson è passato al vaglio di dottori, psicologi, psicanalisti, mai che qualcuno gli abbia tirato fuori questa zona oscura?
Altri pugili hanno denunciato i guasti di un ambiente dove tutto si prende senza permesso. Sugar Ray Leonard, il cocco dell’America, pugni dolci e veloci, ha ricordato nella sua biografia di essere stato molestato da un allenatore di pugilato. «In un’auto in un parcheggio deserto, lui mi abbassò la cerniera dei pantaloni, ci infilò prima una mano, poi la bocca. Scappai via con un senso di vergogna». Micky Ward, 49 anni, boxe proletaria, welter americano di origini irlandese, ritratto nel film “The Fighter”, dove è interpretato da Mark Walhberg, ha scritto anche lui in “A Warrior’s Heart” di essere stato molestato dai 9 ai 12 anni. Frank Shamrock, pugile american- ispanico, ragazzo senza fissa dimora, adottato a 21 anni, dopo molti vagabondaggi in istituti ha raccontato la violenza subita nel libro “Uncaged”. Stessa cosa ha fatto l’australiano Paul Briggs che però è stato fermato nell’attività per quadro mentale confuso: scommetteva sui suoi incontri e appena poteva andava giù. Tyson sa che all’America piace chi sa raccontare i propri tormenti, lui lo ha fatto molte volte, riuscendo sempre a ricevere un abbraccio. Ma più il tempo passa più il calore si fa tiepido. Certo è che sembra non riuscire a venire fuori dalla sua solitudine. Era il Grande Cattivo. Ora è solo un mostro dismesso. Che perdeva pezzi sin da bambino.