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 2014  novembre 01 Sabato calendario

LA SQUADRA DI CALCIO CHE PERDE SEMPRE

Sarà stato il debutto, sarà stata l’inesperienza, sta di fatto che la prima partita, in casa, è stata persa per tre a zero. La seconda, fuori, nove a zero. La terza, otto a zero. La quarta, undici a zero. La quinta, cinque a uno (commento su Facebook: «Primo gol in campionato!»). Alla sesta, la squadra ha fatto addirittura una doppietta. Peccato che di gol ne abbia presi, di nuovo, undici. Bilancio: sei sconfitte su sei, zero punti, 47 gol subiti contro 3 fatti, media inglese meno 12.
Se non è un record, ci va molto vicino. Loro, però, perdono partite ma non si perdono d’animo: «Nelle ultime due gare abbiamo segnato, vuol dire che almeno l’attacco inizia a funzionare». In un mondo (non solo calcistico) dove vincere è obbligatorio, difficile trovare un modo più sportivo di perdere. «Certo, se una volta si riuscisse almeno a pareggiare...», sospira il presidente-sponsor-centrocampista, Davide Arata.
La squadra di calcio forse peggiore del mondo, e certamente della Terza categoria italiana, è l’Asd Bassignana, paese di 1.700 abitanti a pochi chilometri da Valenza. A Bassignana la squadra di calcio c’era sempre stata, in un dignitoso su-e-giù fra Prima e Seconda categoria e addirittura qualche puntata in Promozione. Poi, dieci anni fa, la chiusura. Quest’estate, la rifondazione a opera appunto di Arata, un antibamboccione di 24 anni già titolare di una ditta che rifornisce i bar di caffè. E che, curiosamente, è nato a Genova e vive a Torino: «Ma una cara amica di mia madre che viveva parte dell’anno a Bassignana si era affezionata alla squadra e voleva riaprirla. L’ho fatto per lei».
Da lì è cominciata una specie di odissea nello strazio. Il campo del Centro sportivo è malmesso e in ogni caso finora il Comune non l’ha concesso, così la squadra va in trasferta (a Spinetta Marengo) anche quando gioca in casa. Poi pare che, dal punto di vista burocratico, sia più facile aprire un’azienda che una squadra di dilettanti, tanto che Arata aspetta ancora da Roma le tessere dei sette stranieri che ha ingaggiato, tutti immigrati dal Sudamerica, dunque presumibilmente dai piedi buoni.
Intanto la squadra è stata fatta, ma i talenti locali erano già stati ingaggiati nei borghi vicini, «quindi ho un po’ preso quel che ho trovato». Per finire, si sono infortunati contemporaneamente i due portieri. Insomma, l’equivalente calcistico della nuvola di Fantozzi. «Il presidente manca forse di esperienza», spiega il difensore Simone Perrone, di professione tecnico di slot machine. Però, con 47 gol presi in sei partite (media di 7,83 - con tre periodico - a match), qualche colpa l’avrà anche la difesa... «Ma se non ci fossimo noi sarebbero almeno il doppio. Giochiamo per novanta minuti sempre e solo nella nostra metà campo».
A Bassignana, intanto, monta il malcontento. Per rendersene conto basta fare un salto al circolo Cuba Libre, ritrovo degli sportivi. Due i capi d’imputazione: i pessimi risultati e il fatto che nel Bassignana, in realtà, non giochi nessun bassignanese. Morale: «Per noi è come se non ci fosse». Lapidario Mario Mellusi, massaggiatore, una vita nel calcio anche per i gloriosi «grigi» dell’Alessandria: «Quarantasette gol in sei gare non sono una statistica, ma una vergogna». Rincara la dose Francesco Garavelli, consigliere comunale: «Sono stufo di farmi prendere per il beeep! su Facebook per colpa di giocatori che non so nemmeno chi sono».
Il paese è tradizionalmente un po’ fumantino. Dall’Ottocento c’è anche, stranezza, un tempio evangelico, perché pare che una parte della cittadinanza si sia fatta protestante per far dispetto all’altra che rimaneva cattolica. Anche politicamente, l’instabilità è forte. Dal ’95 in avanti, il Comune è stato commissariato tre volte e i sindaci sono durati in media due anni e mezzo.
Quello attuale, Pier Paolo Barberis, è in carica da poco, gioca a calcetto e, forse perché centrista, non vuole sbilanciarsi: «Una squadra ci vuole, ma legata al paese. Lo scetticismo è forte, dati i risultati non esemplari. Per concedere il campo ci vogliono garanzie di serietà. Vedremo dopo il campionato».
Insomma, per il Bassignana sono tempi cupi. Ma Arata non si smonta e prepara la sfida di domenica contro il Tiger Novi. «Io sono ottimista. Finora non si è visto il valore reale della squadra. Stiamo migliorando e non sarà qualche sconfitta (sic) a farci rinunciare». Viva lo sport. Dicevano gli hidalgo spagnoli che la sconfitta è il blasone delle anime bennate.